Come le montagne conquistarono gli uomini

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Ritratto di ludefra
ludefra

Robert Macfarlane è un giovane e brillante ricercatore dell'università di Cambridge, appassionato di montagna ed alpinista egli stesso, ripercorre la storia dell'incontro tra gli uomini e la montagna negli ultimi trecento anni.

Il volume, scritto in modo autorevole, ma non privo di parti ironiche e sarcastiche e stato vincitore in Inghilterra del prestigioso Guardian Booker Prize. Come ha scritto l'autorevole Erri De Luca “Le montagne erano come briciole sopra una tovaglia increspata. Tutte le civiltà le hanno ignorate. Gli scalatori le hanno rese gigantesche. Le montagne sono opera loro. Macfarlane racconta questa storia capovolta.” Forse è opinione comune che le montagne godano da sempre della fama, a volte tragica, di cui oggi sappiamo. Oppure che da sempre l'uomo vada in montagna per respirare aria fresca, cercare luoghi calmi e tranquilli, staccare la spina dalla società di “pianura”. Invece le cose stanno in modo ben diverso. Solo tre secoli or sono, pensare di salire una montagna, di recarsi su un ghiacciaio, era considerato il gesto di un folle, di un malato di mente, o di qualcuno che aveva stretto un patto con il Demonio. Le montagne erano considerate un'anomalia della Natura, una sgraziata malformazione del paesaggio, prive di qualsiasi attrattiva e, anzi, da evitare il più possibile. Nel Settecento tutto ciò che era selvaggio era disprezzato: la montagna, le pareti di roccia, i ghiacciai rappresentavano solo segni della desolazione ed incarnavano la disperazione dell'umanità. Inoltre vivevano leggende e credenze paurose ed inquietanti, che dipingevano le montagne come baluardi degli Inferi sulla Terra, popolate da demoni ed orchi. Si riteneva che le streghe tenessero i loro sabba, grandi feste orgiastiche demoniache, sui ghiacciai; che i fragori che si sentivano provenire dalle montagne erano le urla di demoni maligni o di coloro che, avventuratesi tra i monti, vagavano persi per l'eternità. Con l'arrivo del Romanticismo questa situazione si ribalta completamente e le montagne assurgono a simbolo dell'Onnipotente, a manifestazione diretta dell'Altissimo. I vecchi concetti della montagna perfida e malvagia vengono dimenticati e al loro subentrano l'idea del sublime e del magnifico. Prende l'avvio la storia di amore tra l'uomo e la montagna con le prime esplorazioni alpinistiche e con le nuove arti che traggono ispirazione dal paesaggio alpino, dai ghiacciai, dalle vette. Macfarlane ripercorre questi eventi analizzandone i punti cruciali, confrontando tra loro il momento storico ed il concetto di montagna. Una storia appassionante, non priva di suggestioni, ricca di imprevisti ed anche di moneti tragi-comici. La nuova evoluzione del concetto di montagna porta alla nascita dell'alpinismo, dell'esplorazione, della ricerca. E con essi anche, per alcuni, la nascita dell'ossessione per il mito dei monti: la ricerca della soluzione del problema delle grandi pareti, le esplorazioni di lande desolate e selvagge, il desiderio di possedere una montagna, di assoggettarla alla volontà dell'uomo. Il rapporto uomo-montagna è ancora lontano dall'essere arrivato ad un punto finale. Lo provano le nuove discipline di montagna, le nuove esplorazioni, i nuovi exploit sportivi. Il nuovo millennio sta ulteriormente trasformando questo rapporto in qualche cosa di diverso da quanto accaduto fino ad ora e che solo i posteri potranno vedere.