Val Codera

Ritratto di Cai56
Cai56
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Difficoltà: 
T2
Quota di partenza: 
202 m
Quota di arrivo: 
825 m
Dislivello: 
649 m
Tempo di salita o complessivo*: 
3h30'
Tempo di discesa: 
2h30'

Introduzione

Percorso ad anello che intercetta un lungo tratto del "Tracciolino", percorso di gronda che unisce gli impianti idroelettrici della Valle dei Ratti a quelli della Val Codera. Quest'ultima è nota per rimanere una delle ultime valli alpine permanentemente abitate in assenza di collegamento stradale. L'economia locale si è basata negli ultimi 100 anni sull'attività di estrazione in cava del pregiato granito San Fedelino (prende il nome da un'antichissima -IX secolo- chiesa situata nei pressi), e lungo il tragitto si costeggiano alcuni di questi siti minerari.

Descrizione

Dal parcheggio si sale verso monte in direzione della visibile teleferica di servizio per il villaggio di San Giorgio. A sinistra dell'edificio si imboccano le prime curve della mulattiera di accesso al paesino: è un percorso acciottolato a pendenza regolare, a tratti scavato nella roccia che, nonostante i venti e più tornanti, conduce senza eccessiva fatica a superare in breve circa 500 metri di dislivello. La mulattiera venne costruita attorno agli anni 1930 come accesso a San Giorgio per gli spostamenti quotidiani dei minatori al lavoro per gli impianti idroelettrici; i lavori vennero compiuti a regola d'arte e tuttora le condizioni sono perfette. Finita la salita, si abbandona l'esposizione molto panoramica sul Lago di Mezzola (oasi di importanza internazionale per il rispetto dell'avifauna palustre stanziale e di passo), per entrare in piano fra le betulle del promontorio di San Giorgio (748m). Le costruzioni del villaggio sono tutte ammodernate, ma con discrezione, e addentrandosi fra di esse si nota la cura che gli abitanti dedicano agli orti e ai piccoli giardini. Prima di proseguire per il nostro itinerario, conviene fare una breve digressione per osservare l'attrattiva principale di San Giorgio: i "massi avelli"; si tratta probabilmente di antiche tombe di epoca celtica, che la tradizione popolare confonde e sovrappone con la mitologia di San Giorgio in persona. Tornando alla segnaletica per Codera, seguiamo il sentiero che si addentra umido nel vallone di Revelàs e, risalendone il fianco opposto, raggiunge fra secolari castagni da frutto ("èrbui" in dialetto locale) il Tracciolino 900m circa. Ignorando i cartelli di divieto di accesso, lo si segue lungamente verso sinistra. Si oltrepassa un edificio (adibito al tempo dei lavori a mensa per gli operai) e si giunge ad un bivio con indicazioni per Codera. Il proseguire lungo il Tracciolino diventa in breve impossibile e pericoloso: una frana se lo è portato via per sempre. Il nostro sentiero scende ripidissimo fra i prati, anche con qualche gradino artificiale, fino a raggiungere l'Alpe Cii (851m), nota per essere l'unica in tutta la valle priva del benchè minimo metro quadrato di superficie in piano. Sull'altro versante della valle è bene in vista l'abitato di Codera, preceduto dal cimitero e sovrastato dai canaloni di monti selvaggi e turisticamente semisconosciuti. Per arrivare a Codera bisogna scender ancora fino a varcare due torrenti su ponti a sbalzo su forre scure: il primo dei due che incontriamo è artisticamente pregevole, con un tabernacolo centrale affrescato. Varcato il torrente principale della Val Codera, attraverso un castagneto rado ed erboso si giunge alle molte viette del centro abitato (825m). Anche qui le abitazioni sono ammodernate, ma alcune sono rimaste solo piacevolmente vecchie e quasi nessuna è stata lasciata crollare. Sono presenti due locande-rifugio, molto richieste in stagione, una bella chiesa ed anche un piccolo museo etnografico. Attraversato verso valle il sagrato - si tratta di un bel prato - si scende su lastricato un rettilineo che conduce al cimitero (resti affrescati di una danza macabra); da qui la mulattiera scende a tornanti il fianco di una valletta laterale, poi la attraversa protetto da un brutto - ma indispensabile - paravalanghe di cemento e quindi risale ai 790 metri di Avedèe lungo una ripida scalinata di granito: notare come alcuni dei gradini siano stati firmati dagli scalpellini. Alla frazione di Avedèe lo sguardo torna ad allargarsi sul Lago di Mezzola, Colico e il bacino terminale del Lago di Como. Da qui la discesa, tranne un breve falsopiano, è definitivamente ripida e gradinata; passa accanto ad una cappella, percorre il piazzale di una cava (é presente un escavatore che a suo tempo fu smontato a valle e rimontato in loco) e si conclude alla frazione Mezzolpiano di Novate Mezzola. Seguendo le strade asfaltate ci si avvia lungo il torrente Codera fino alla confluenza sulla Statale, poche decine di metri prima del parcheggio.

Informazioni generali

Via: da Campo Mezzola per San Giorgio
Segnavia: bianco-rossi
Tipologia percorso: circolare
Periodo consigliato: maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre
Esposizione al sole: nord-ovest
 

Accesso stradale

Da Milano a Campo Mezzola lungo la statale 36. Appena oltrepassata la centrale idroelettrica con la visibile tubatura di carico delle turbine, si cerca sulla destra un piccolo parcheggio adiacente alla strada e si lascia l'auto.

Galleria fotografica

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