Gasherbrum I, parete nord: la sfida è cominciata

Domenica, 21 Marzo, 2010 - 15:15
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Una sfida destinata a passare alla storia. Una spedizione tutta italiana, sulle tracce dei pionieri. Un confronto con l’ignoto a partire dall’avvicinamento fino al nuovo percorso da aprire sulla parete inviolata di una montagna di 8000 metri. Tutto in stile alpino”. E’ con queste parole che Agostino Da Polenza stasera ha annunciato la partenza della spedizione-mito alla parete Nord del Gasherbrum I, 8.068 metri, una delle ultime pareti completamente inviolate di un ottomila. L’alpinista e imprenditore bergamasco, che tornerà in Karakorum nelle vesti di capo spedizione, partirà all’inizio di giugno con un’eccezionale squadra di guide alpine italiane formata da Silvio Gnaro Mondinelli, Mario Panzeri, Soro Dorotei, Michele Compagnoni, Hervé Barmasse e dal neo-presidente dei Ragni di Lecco Daniele Bernasconi.

Una spedizione che rivive lo stupore dei pionieri di un tempo. Esplorazione, avventura, ma anche alpinismo di grande spessore tecnico. Un’impresa d’altri tempi realizzata con lo spirito sportivo dei giorni nostri, dove lo stile leggero, pulito e rispettoso della montagna sarà rispettato con rigore. Ecco in poche parole la nuova sfida alpinistica lanciata da Agostino Da Polenza.
“Ventisette anni fa al rientro dal K2 dopo aver raggiunto la cima – ha detto Da Polenza -, avevo promesso a me stesso che sarei tornato per salire le inviolate pareti nord dei Gasherbrum. Nel 2007 avevo organizzato la spedizione al GII pressato dall’amico Karl Unterkircher. Io ero rimasto a casa a inseguire carte e burocrazia, lui con Daniele Bernasconi e Michele Compagnoni se ne era andato in Cina. Il terzetto ha compiuto una grande imprese, eseguita con maestria e stile. Una grande salita come il mondo dell’alpinismo ha riconosciuto unanime. Ora la promessa che avevo fatto a Karl di provare anche il GI diventa realtà. La montagna gemella, diversa nella struttura e conformazione fisica ma altrettanto affascinante per il valore esplorativo e sportivo della sfida e che tra qualche mese sarà la nostra meta , l’obbiettivo dei nostri sforzi organizzativi per questo nuovo sogno alpinistico. Uno degli ultimi sogni consentiti ad alpinisti che vogliano salire un versante inviolato di un 8000”.
Il GI, considerata uno degli ottomila “più facili” se salito dal versante meridionale, conta finora 11 vie che salgono da sud, est ed ovest. La grande parete nord della montagna, che cade sul territorio cinese, è invece ancora inesplorata, al punto che nessuno vi ha mai installato un campo base se non, pare, una spedizione giapponese del 1986 di cui si hanno pochissime informazioni.
Per realizzarlo, è stata scelta una squadra di professionisti senza precedenti, dotata di un eccezionale mix di esperienza, abilità, coraggio e fair play. “I ragazzi del GII innanzitutto, e poi alpinisti solidi e confermati, di esperienza e forte capacità – dice Da Polenza -. Gente di mondo, che sa stare in giro e sulle montagne, che sa vivere con passione e amicizia un’avventura vera. Gente di diversa età e di diverse esperienze che è in grado di assommare l’eccezionale abilità e l’entusiasmo di ognuno traducendoli in una potente capacità tecnica in grado di guardare alla parete Nord del Gasherbrum I con rispetto e sicurezza. Gente che conosce l’orgoglio e la motivazione e a proiettarli verso l’obiettivo. Una bella sfida in nome di un alpinismo che vuole ritornare al valore dell’uomo che cerca emozioni e limiti nuovi, che vuole mettere alla prova le proprie capacità psicofisiche, che vuole esplorare orizzonti tecnici inviolati su montagne e percorsi mai saliti prima, in un rapporto di confronto leale con la montagna e di rispetto con la natura”.
Il Gasherbrum I, che in lingua balti significa “muraglia splendente”, è conosciuto anche come Hidden Peak. Con i suoi 8.068 metri è l’11esima montagna più alta della Terra e la seconda del Karakorum. Si trova sul confine tra Pakistan e Cina, nel gruppo dei Gasherbrum: un formidabile circo di vette tutte oltre i 7mila metri (fatta eccezione per il GVI che li sfiora, con 6.979 metri) poste a semicerchio attorno al South Gasherbrum Glacier. A nord, in territorio cinese, il GI si affaccia sulla catena dell’Aghil, sull’affascinante Shaksgam Valley e sull’inesplorato Urdok Glacier.
La spedizione alla Nord del GI si svolgerà nei mesi di giugno e luglio 2010. Gli alpinisti partiranno dall’Italia intorno al 10 giugno e sbarcheranno in Cina. L’arrivo al campo base è previsto intorno al 20-22 giugno e il tentativo di vetta intorno alla metà di luglio. Gli alpinisti raggiungeranno la cresta a circa 6.500 metri, dopo aver percorso un tratto di misto sopra il campo base e poi un ripido scivolo innevato. La discesa avverrà lungo lo stesso itinerario.
La squadra, composta dai migliori alpinisti italiani delle ultime generazioni, salirà senza ossigeno, senza portatori d’alta quota e senza corde fisse, ma sempre agendo nella massima sicurezza. E’ la stessa filosofia impiegata nel 2007 nella spedizione all’inviolata Nord del Gasherbrum II.
La spedizione, che al ritorno diventerà un film e un libro, sarà caratterizzata dall’utilizzo di attrezzature di alto livello tecnologico e da una forte componente interattiva con i membri della spedizione. Tutto questo preservando il puro spirito alpinistico e sportivo delle spedizioni dei pionieri. La fonte di informazioni in tempo reale sarà il sito www.montagna.tv.

Seguono i dettagli della squadra, i numeri della spedizione e le immagini allegate.

LA SQUADRA

SILVIO “GNARO” MONDINELLI -- Quattordici ottomila senza ossigeno: quattro parole per descrivere la forza e l’esperienza di Silvio Mondinelli, sesto uomo al mondo e secondo italiano dopo Messner ad aver raggiunto questo incredibile risultato. Ma “Gnaro”, soprannome con il quale è conosciuto e amato in tutta Italia, è molto più di questo. Travolgente e frenetico, mette in ogni azione quel pizzico di follia che la rende unica ed è capace di compiere grandi gesta con una semplicità disarmante. La sua carriera è tempestata di soccorsi ad altitudini estreme, dove non si è mai risparmiato nel tentativo di salvare la vita tanto a compagni di cordata quanto ad illustri sconosciuti. La generosità, con la quale ha svolto per 33 anni il suo lavoro quotidiano nel soccorso della Guardia di finanza, è per lui un valore prioritario come il rispetto degli altri, il lavoro di squadra, l’onestà e la lealtà sportiva. Mondinelli è nato a Gardone Valtrompia nel 24 giugno 1958. Dal 1976 ad Alagna Valsesia, ai piedi del Monte Rosa, dove svolge l'attività di guida alpina e servizio cinofilo per la Guardia di Finanza. Nel 1984 parte per la sua prima spedizione internazionale dove apre una via nuova, sulla parete nord del Puscanturpa, soprannominato l'Eiger del Sud America per la sua verticalità e difficoltà. Un versante inviolato, una grande salita in prima assoluta proprio come promette di essere la Nord del Gasherbrum I, dove Mondinelli “riprenderà” il filo dell’esplorazione. Nel 1993 comincia la serie degli Ottomila: il primo è il Manaslu, salito dalla parete sud. Anno dopo anno li scala tutti e 14, alcuni anche due volte, fino a raggiungere la vetta del Broad Peak nel 2007: è il 12 luglio quando chiude il cerchio delle 14 montagne più alte del mondo. Ma la sua carriera non finisce qui, anzi. Nei due anni successivi mette le sue straordinarie abilità fisiche e alpinistiche al servizio della scienza, prima installando e poi riparando la stazione meteorologica del Comitato EvK2Cnr a 8000 metri di quota, sul Colle Sud dell’Everest. Nel 2009 fonda l’High Mountain University, la prima scuola di himalaysmo italiana. Nella sua carriera alpinistica, ci sono anche molte altre salite di valore su Alpi, Ande e montagne del Nord America come il McKinley. Da anni Mondinelli, con l’Associazione Amici del Monte Rosa, è impegnato nel supporto alle popolazioni locali incontrate nel corso delle spedizioni. In Nepal ha costruito una scuola, nel villaggio di Namche Bazaar, e un ospedale, a Malekhu.

DANIELE BERNASCONI -- Le vette himalayane, le pareti delle Alpi e i ghiacciai della Patagonia. Ogni terreno vuol dire eccellenza per Daniele Bernasconi, considerato uno dei più forti e più completi alpinisti italiani in attività. Sguardo limpido e aria schietta, di lui colpisce la calma imperturbabile dietro cui si cela un’energia inesauribile. Bernasconi vanta grandi prestazioni sia nell'arrampicata su roccia - scala fino all’8b - sia nelle cascate di ghiaccio. In alta quota, ha salito 3 ottomila senza ossigeno tra cui spicca la prima ascensione alla Nord del Gasherbrum II. Ha all’attivo circa 300 salite sulle Alpi di grande rilievo, alcune in solitaria tra cui la Nord Est del Badile e alcune invernali. Daniele Bernasconi è nato il 19 giugno 1971. E’ appena stato eletto Presidente del Gruppo Ragni di Lecco, è guida alpina dal 2000 e geologo dal 1997. Da anni collabora con i progetti scientifici e le spedizioni organizzate dal Comitato EvK2Cnr. Si occupa regolarmente anche del monitoraggio frane e di attività didattiche per ragazzi, in particolare di arrampicata sportiva ed educazione ambientale, nonché di sicurezza, formazione a gruppi aziendali e team-building. Ha inoltre conseguito la qualifica di Osservatore Nivologico e di Guida Alpina Specializzata per l'insegnamento delle procedure in materia antinfortunistica nei lavori su fune. In Himalaya ha salito, sempre senza ossigeno, il Makalu (8.473 metri) dalla via normale, l’Annapurna (8.091 metri) dalla parete Nord, e il Pumori (7.161 metri). La sua più grande realizzazione è però la prima salita della parete Nord del Gasherbrum II (8.035 metri), compiuta nel 2007 con Karl Unterkircher e Michele Compagnoni in stile alpino. Bernasconi ha compiuto un tentativo alla parete nord del K2 (8.611 metri) durante la spedizione K2 2004. Negli Usa ha all’attivo la via Salathe a El Capitan. In Sud America, ha salito Fitz Roy e Aguja Guillamet, prima di compiere, nel 2009, la traversata da est ad ovest del ghiacciaio dello Hielo Continental con Hervè Barmasse e Giovanni Ongaro. Sulle Alpi ha salito quasi tutte le vie più interessanti e significative nella zona Masino-Bregaglia. Nel suo curriculum, ci sono diverse salite classiche e moderne di alta difficoltà in Dolomiti, Alpi Centrali, Oberland bernese, Svizzera centrale, Wenden e Ratikon nonchè sulle Alpi Occidentali, specialmente nel gruppo del Monte Bianco. Ha sempre svolto un'intensa attività di arrampicata sportiva, tiri e boulder.

SORO DOROTEI -- Un eroe degli anni Ottanta, che torna in campo per coronare la sua carriera con una delle più grandi imprese alpinistiche moderne. Soro Dorotei, centocinquanta vie nuove sulle Alpi, diverse invernali e solitarie all’attivo, ha salito sei ottomila all’attivo senza ossigeno tra i quali si conta la prima ripetizione della vertiginosa via Bonnington sulla parete Sud dell'Annapurna (8.091 metri) con Benoit Chamoux, sarà di nuovo in campo per tentare l’inviolata Nord del GI. Soro Dorotei è nato a Belluno il 22 aprile 1951. E’ guida alpina, istruttore e maestro di alpinismo dal 1978. Ha un passato da maresciallo capo dell’aeronautica militare e dal 1991 gestisce del rifugio Passo Duran “Tomè”, tra Agordo e la val Zoldana, con la moglie Ornella e i figli Andrea e Vittoria. La sua carriera alpinistica è nata sulle montagne di casa, le Dolomiti, dove ha svolto un’attività intensissima. La preparazione per le grandi montagne è avvenuta con diverse invernali tra cui ricordiamo Nord del Pelmo, la via Ratti alla Su Alto e altre minori. Ha compiuto anche diverse solitarie tra cui si ricorda via Strobel alla Rocchetta Alta di Bosco Nero. Dal 1983 inizia a frequentare le grandi montagne Himalayane, dove compie nove spedizioni e una decina di trekking, sale sei ottomila senza ossigeno - Lhotse, K2, Nanga Parbat, Manaslu, Annapurna, Broad Peak– e organizza regolarmente diversi trekking. Ha partecipato alla spedizione alpinistico scientifica East-Lhotse 1997 del comitato EvK2Cnr. Nel 2004 è stato vice capospedizione della spedizione alpinistico-scientifica K2 2004 sull'Everest, durante la quale è stata ricondotta la misurazione dell’altezza della montagna.

MARIO PANZERI -- Gli ottomila, la sua passione e il suo futuro. Mario Panzeri, lecchese, ex Ragno di Lecco, è nel pieno della sua corsa ai quattrodici ottomila, con 10 vette scalate senza l’ausilio di ossigeno e tentativi compiuti sulle vie più difficili dell’Himalaya. Allegro, impulsivo e determinato, Panzeri è uno che non molla mai e che contagia tutti con la sua risata. Il GI è uno dei gioielli che mancano alla sua collezione, ma è soprattutto una sfida con sé stesso, su una parete inviolata. Mario Panzeri è nato il 10 maggio 1964, ed è guida alpina dal 1987. Ha una vastissima esperienza nei lavori in esposizione e nella messa in sicurezza di qualsiasi tipo di pareti rocciose nonchè nell’apertura, ripristino, pulizia e chiodatura di vie alpinistiche e falesie. In Himalaya ha salito dieci ottomila senza ossigeno, collaborando spesso con i progetti scientifici EvK2Cnr. Ha salito lo spigolo nordovest dell’Ama Dablam (1985) e ha all’attivo tentativi all’Hornbein Couloir dell’Everest e alla parete Ovest del Makalu. Panzeri ha compiuto spedizioni extraeuropee in sud America, dove ha aperto una via nuova sull’Auguille Poincenoit e salito l’Huascaran. Ha realizzato salite nei principali gruppi alpini ripetendo le grandi classiche (con prime salite in solitaria, invernali e concatenamenti) e aprendo diverse nuove vie.

MICHELE COMPAGNONI -- L’alpinismo di una volta in chiave moderna. Forte, silenzioso, inarrestabile sulla montagna. Onesto, affidabile e gentile: ecco Michele Compagnoni, nipote del grande Achille, autore della prima salita al K2. Alla sua prima esperienza himalayana, Compagnoni sale senza ossigeno il gigante pakistano e tre anni dopo, alla seconda, sfiora la vetta del Gasherbrum II durante la spedizione che ha siglato la prima salita della parete Nord. Ora ritorna in campo, per realizzare il sogno condiviso con l’amico Karl Unterkircher durante quel primo viaggio sul versante cinese dei Gasherbrum. Michele Compagnoni è nato il 21 giugno 1972 a Bormio. E’ guida alpina e tecnico elisoccorso del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino. Da anni attivo sulle Alpi (Grandes Jorasses, Cervino, Monte Bianco), nella primavera 2006 ha affrontato la sfida agli 82 quattromila delle Alpi da scalare in 80 giorni, interrotta a causa del maltempo dopo la salita di 25 vette in 12 giorni effettivi di scalata. Ha effettuato numerose ascensioni nel gruppo Ortles-Cevedale, in Val Masino, nel gruppo del Bernina, nel gruppo del Bianco. Intensa la sua attività su roccia, ghiaccio e misto soprattutto sulle Alpi. Ha salito in sci alpinistica varie volte tutte le cime dell'Alta Valtellina e del Gruppo Ortles-Cevedale. Ha partecipato a diversi rally scialpinistici tra cui Sellaronda, Mezzalama, Coppa Dolomiti, Coppa delle Alpi Centrali. A livello extra-europeo, Compagnoni ha preso parte a spedizioni in Sud America salendo Aconcagua e Nevado Pisco sulle Ande. In Himalaya-Karakorum, ha salito il K2 (8.611 metri, Sperone Abruzzi) senza ossigeno e compiuto un tentativo all'Everest (8.848 metri, Colle Nord) arrivando ad oltre ottomila metri, sempre senza ossigeno. Sulla Nord del GII è arrivato a 150 metri dalla cima, ha traversato la montagna sulla sella ovest e raggiungendo i compagni in discesa sul versante Sud.

HERVÈ BARMASSE -- Giovane, bello ed estremamente preparato. Barmasse è la promessa dell’alpinismo italiano. Il Cervino, dove fa la guida e dove ha aperto nuove vie, è la sua casa. Ma Hervè, a soli 32 anni, ha già all’attivo diverse prime salite di livello in Patagonia e Karakorum. Ha un passato importante nell’arrampicata e nello sci ripido, e l’inviolata nord del GI sarà il suo battesimo sugli ottomila, mondo in cui sogna di entrare all’insegna dei suoi ideali: avventura ed esplorazione. Hervè Barmasse è nato il 21 dicembre 1977 ad Aosta e vive a Valtournenche. Istruttore nazionale delle Guide Alpine dal 2007, è guida del Cervino dal 2000, maestro di sci dal 1996 e di snowboard dal 1997. E’ anche allenatore federale di sci. Videomaker e conduttore televisivo, oltre che scrittore, vive davvero la montagna a 360 gradi. Figlio d’arte – suo padre Marco Barmasse è uno degli alpinisti valdostani più in vista – è alla quarta generazione di guide. Nel 2000 partecipa alla sua prima spedizione in Himalaya, per tentare la prima discesa assoluta del Cho Oyu in snowboard. Nel 2004 in Pakistan con la spedizione Up Project apre sullo Scudo del Chogolosa una nuova via in stile alpino e un’altra sullo Sheep Peak (6300 m). L’anno dopo scala in solitaria una parete inviolata di circa 6000 metri sulla costiera del Farol Peak e apre due nuove vie su una cima inviolata: “Up and down” (800 m di sviluppo, difficoltà 6c/7a e A1) e “Fast and Fourius” (700 m), quest’ultima di ghiaccio e misto moderno. Nel 2008 la prima salita in stile alpino del Bekka Brakai Chhok 6940 m. con Simone Moro e poco dopo sale una cima inviolata del Muztag-hata di 6250 m. Nelle Alpi è sempre alla ricerca di salite impegnative, prediligendo nuovi itinerari ed esprimendosi in solitarie veloci. Nel 2000 apre una nuova via sulla Parete Sud del Cervino, nel 2002 compie la prima salita in solitaria della via “Casarotto Grassi” (Cervino, Parete Sud – 1300m di sviluppo ED). Nel 2007 prima salita in solitaria e la seconda ripetizione assoluta della Parete Sud del Cervino, passando per la via “Direttissima” aperta nel 1983 da suo padre. Nella primavera del 2006 sbarca in Patagonia e, dopo una tragedia sfiorata al Cerro Piergiorgio, apre una nuova via (“Caffé Cortado”, 1200m di sviluppo ED) sul versante Nord del Cerro San Lorenzo. Per questa salita ottiene per la seconda volta il premio accademico del CAI "Paolo Consiglio". Dopodichè inizia la lunga storia con la muraglia inviolata Piergiorgio, conclusa nel 2008 con la prima salita della parete, siglata con Cristian Brenna. Tra gennaio e febbraio 2009, torna in Patagonia per la traversata dello Hielo Continental Sur, il terzo ghiacciaio più esteso del mondo, e il tentativo al Cerro Riso Patron.

I NUMERI DELLA SPEDIZIONE
Altezza della montagna 8.068
Metri di dislivello dal campo base: 3.300
Campi intermedi: 2-3
Esplorazioni precedenti sulla parete: 0
Peso dello zaino in salita: 15 kg
Durante il tentativo di vetta: 5 kg
Calorie perse in un'ora di scalata: 800
Numero di tende: 24 di cui
• al campo base 12
• ai campi alti 6
• di riserva 6

Metri di corda: 2.500 da usare il meno possibile
Kg di materiale alpinistico e tecnologico: 500
Kg di cibo: 1000
Giorni di cammino per arrivare al campo base: 10
Numero di portatori 20
Numero di cammelli 30
Montagne della terra che superano gli 8000 metri: 14
Numero totale di ottomila scalati dal team: 34 oltre i doppioni
Alpinista con più 8000: Mondinelli, 17
Alpinista con meno 8000: Barmasse, 0
Età media alpinisti: 44 anni
Età totale alpinisti: 266