Don Whillans

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Ritratto di maurizio
maurizio

Non ci sono molte illustrazioni in questo volume, ma due di esse rappresentano perfettamente non solo un momento particolare, ma tutta una vita dedicata all'alpinismo. In primo luogo la copertina: l'uomo che vi appare non sembra certo una star.

Anche se l'epoca non era quella degli sponsor tecnici, la coppola quadrettata come Andy Capp (il personaggio delle strisce a fumetti), la giacca scolorita, la scarpa ginnica modello "naia", rivelano un uomo dalla vita difficile, i cui problemi non erano solo quelli sportivi, ma molto più prosaicamente quello di "tirare avanti" fino alla fine del mese. L'altra immagine è nel risvolto della terza copertina: una trentina d'anni dopo non è cambiato granché, resta la coppola, la sigaretta... solo le corde sono in nylon anziché in canapa. Anche i "chili" sono cambiati: Don Whillans è apparentemente diventato un signore inglese ben in carne con la barba bianca. Eppure la roccia è sempre lì, a pochi centimetri dal suo volto, a testimoniare la sua "fedeltà" alla compagna di una vita (senza con ciò voler nulla togliere alla signora Audrey, che ha condiviso l'esistenza con Don).
Questa autobiografia, riveduta, corretta e qua e là sunteggiata da Alick Ormerod, ci presenta uno dei personaggi più famosi (nell'ambiente) del ventennio 1950-70. Un duro e puro come solo chi viene dai ceti più umili riesce ad essere, con quel carattere riservato da vero inglese, ma con quella generosità ed umanità che solo i "grandi" in senso lato sanno avere. «Se devo tentare un bilancio devo riconoscere che forse, più che l'alpinismo in sé, sono le persone che ho incontrato a rendere la mia vita così ricca e interessante». Il che, detto da chi sovente aveva problemi a "mettere insieme il pranzo con la cena", la dice lunga su quali erano per lui i valori fondamentali.
La vita di un alpinista è ovviamente costellata di salite e gli appassionati dell'azione pura troveranno nel libro tutta una serie di capitoli dedicati ai suoi maggiori successi. Per noi italiani riscuote particolare interesse la prima del Pilone Centrale del Frêney, avvenuta poche settimane dopo il tragico tentativo di Bonatti-Gallieni-Oggioni assieme ai francesi Mazeaud-Vieille-Guillaume-Kohlman, che vide la morte di quattro dei sette protagonisti.
Manca anche una vera descrizione della Sud dell'[[Annapurna]] (via Bonington), prima ascensione di una grande parete himalayana e punto più alto raggiunto dal nostro autore. Anzi, con poche righe l'argomento è liquidato e l'autobiografia si conclude in perfetto stile Whillans: «Scalata terminata il 27. Ciao, Don».
In realtà la sua attività proseguì con alterne fortune fino al 1985, quando un attacco cardiaco lo stroncò ad Oxford, al ritorno da un tour motociclistico nelle Dolomiti ed a Chamonix.
Come ricorda Mirella Tenderini, curatrice della collana che ospita questo volume, la sua è stata una carriera singolare, «costellata di episodi di solidarietà che rendono alcuni suoi tentativi addirittura più ammirevoli delle salite riuscite».

Biografia

  • [[Donald Desbrow Whillans]]