Carnevali della montagna

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Ritratto di maurizio
maurizio

Il Carnevale è una cosa seria! E' la prima istintiva considerazione che sorge spontanea dalla lettura di questo volume. Infatti per meglio approfondire le loro conoscenze in materia, diversi studiosi si sono ritrovati ad Aosta e queste pagine riportano, un anno dopo, i loro dotti interventi. La materia era insieme ristretta (il Carnevale) e vastissima, dato che già solo l'arco alpino presenta molteplici sfaccettature che il tempo ha modellato in innumerevoli casi particolari.

Riassumere tutto nello spazio di un articolo sarebbe una pretesa vana, che finirebbe per far torto a qualche autore. Almeno però tentiamo di puntare la lente su qualche concetto che ci si presenta come fondamentale.
In primo luogo il Carnevale è una festa di popolo, che segue un preciso rituale (cfr. anche il parallelo volume del medesimo editore “La parola alle maschere”), che si è sviluppato al di fuori delle istituzioni, in ua sorta di primitiva autogestione. Le maschere sono il suo elemento trainante, ma non mancano mai la musica e la cucina cosiddetta grassa, a sottolineare il distacco da una quotidianità forzatamente morigerata. Il Carnevale è un fenomeno prettamente maschile, per cui sovente si inserisce l'elemento del travestimento, cui fanno da contorno l'anonimato garantito dalla maschera facciale e lo scherzo goliardico anche pesante. Le donne ed i bambini sono invece le vittime designate, che subiscono spaventi e piccole molestie.
«L'explication qu'on donne de la dilatation de la période carnavalesque se trouve dans le fait que, dans l'antiquité, le passage à la nouvelle année était fêté entre le solstice d'hiver et l'équinoxe du printemps. La date du passage d'une année à l'autre a changé plusieurs fois au cours du bimillénaire chrétien et d'une façon plutôt anarchique. Ainsi le carnaval serait l'héritier des anciennes fêtes romaines de fin d'année: Saturnales, Lupercales et Bacchanales».1
Ma il carnevale è letto anche come rito di origine agricola, come atto propiziatorio in vista di un nuovo ciclo della natura, sostegno dell'esistenza umana; oppure è strumento di controllo sociale grazie alla sua “trasgressività controllata”, che permette la pubblica denuncia delle condotte scandalose (reali) di alcuni membri della comunità «Quando un individuo infrange le regole della comunità è tutto il sistema di relazioni su cui quella società è fondata che viene messo in discussione, per evitare il contagio e ristabilire l'ordine è necessario separare quell'individuo dal resto della comunità e sanzionarlo, perchè mette in pericolo con il suo comportamento i principi condivisi per i quali gli altri hanno stabilito di vivere insieme».2
Chi dunque è portato a pensare che il carnevale è solo una scusa per alzare un po' il gomito, o per costringere i genitori a spendere denaro per le ingenue mascherate dei loro bambini dovrà ricredersi: ha infatti recepito solo l'aspetto “degenerato” di un qualcosa che si perde nella notte dei tempi e che ha un valore culturale profondo, anche se, bisogna ammetterlo, spesso difficilmente condivisibile da chi vive lontano da quelle realtà locali che hanno saputo perpetrare un simile retaggio, ma che proprio per questo vanno “protette”, incoraggiate e conservate come vero e proprio patrimonio della nostra porzione di umanità.

1 Alexis Bétemps, Postface. Traduzione: La spiegazione che si dà a proposito della dilatazione del periodo carnascialesco sta nel fatto che, nell'antichità, il passaggio all'anno nuovo era festeggiato tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera. La data di passaggio da un anno all'altro è cambiata diverse volte nel corso del bimillenario cristiano ed in modo piuttosto anarchico. Dunque il carnevale sarebbe l'erede delle antiche feste romane di fine d'anno: Saturnali, Lupercali e Baccanali.
2 Paolo Giardelli, Da un processo all'altro, rituali tradizionali e controllo sociale.