Alpi Liguri primo amore

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“Alpi liguri primo amore” mi sembra rispondere appieno alla maliziosa nota polemica di Lorenzo Revojera che, in occasione del Premio ITAS 2005 (premio che viene annualmente assegnato in occasione del Filmfestival di Trento per la letteratura di montagna) rileva una certa latitanza di autori di montagna nostrani.

Il bellissimo racconto di Gregoli lo ritengo, personalmente, un ottimo esempio “casereccio” di letteratura di montagna. Questa osservazione scaturisce dal fatto che “Alpi liguri primo amore” è un libro che ho letto tutto di un fiato e che, giunto all'ultima pagina, ho subito riletto perché mi vi ho trovato quell'amore per la montagna sincero e maturo che anche io provo ogni volta che vedo una vetta e che non sono mai riuscito a descrivere. Gregoli non è e non era un alpinista di punta, anzi è un fisico che ha svolto per anni l'attività di funzionario della CEE in giro per il mondo. Gregoli non parla delle “grandi montagne”, quelle note a tutti, ma bensì delle montagne minori ed in particolare delle sue Alpi Liguri che lui, da buon monregalese DOC, ha girato in lungo ed in largo. Gregoli non descrive imprese epiche o acrobazie alpinistiche, ma racconta di giornate passate tra le sue montagne in compagnia degli amici. Senza l'uso di iperboli descrittive, di elogi al super-uomo-alpinista, ciò che fortemente emerge dalle pagine del libro è il valore dell'amicizia, del sentimento, dell'amore per il territorio e per l'ambiente. I racconti di Gregoli non sono solo storie di montagna, ma sono ritratti semplici e sinceri di persone e di fatti realmente accaduti in un angolo sperduto delle Alpi. La lunga lontananza dalle sue montagne, per motivi di lavoro, accresce e rafforza nell'autore il suo sentimento verso le montagne, scatena antiche passioni che sembravano assopite, ma che i ricordi riportano velocemente alla luce in modo forte ed intenso. Nelle pagine del libro si legge di una vita semplice, sincera, innocente e soprattutto intensa. I racconti contenuti in “Alpi liguri primo amore” non parlano solo delle avventure vissute direttamente dall'autore, ma parlano anche di storie e personaggi che aleggiavano nella società in cui Gregoli viveva. I suoi ricordi partono dagli ani '60, quando lui andava per le prime volte in montagna con l'oratorio, mentre nelle Alpi venivano rapidamente superati i più grandi problemi alpinistici, ed arrivano fino al 2002, da poco rientrato in Italia dopo anni di trasferta per il mondo. Le parole di Gregoli rendono palpabile l'amore per la montagna, un amore eterno e profondo che è stato costruito attimo dopo attimo ed al quale nulla è regalato. L'intensità di questo amore è raccolta nell'ultimo capitolo del libro “La ricetta del genepì”, un'interpretazione letteraria che nasce dalla genialità dell'autore, capace di trasfigurare ogni cosa, passioni e sentimenti inclusi. Una cosa apparentemente facile come il farsi il genepì diventa, nelle pagine di Gregoli, il lungo percorso che attende chi vuol arrivare alla verità, per chi vuole andare fino in fondo e scoprire l'essenza della montagna.

Recensioni di

Luca De Franco
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Autore:
Silvano Gregoli
Editore:
CDA & Vivalda, Torino
Collana:
I Licheni
n°:
70
Anno di pubblicazione:
2005
Lingua:
Italiano
N° Pagine:
200
Formato:
15 x 20 cm
Rilegatura:
Brossura
Prezzo:
12.00€