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Around Manaslu

Corrado

A cura di:

Ultimo rilievo: 31/12/2001
Lunghezza
0.00 Km
Periodo consigliato

Descrizione

L'Arrivo a Gorka

Primo giorno: 18/10/01

Ci ritroviamo tutti a Linate ed iniziamo il nostro viaggio con un breve tratto aereo verso Roma. Arrivati al Leonardo da Vinci alle 14.00, dopo poco tempo incominciano i primi problemi di tipo aeronautico (che poi si riveleranno in effetti gli unici veri problemi della vacanza); in effetti il volo dalle 18.00 è spostato inizialmente alle 00.30, per poi essere annullato, con promessa (?) da parte di un presunto responsabile della compagnia aerea, che sarebbe stato sicuramente effettuato l'indomani. Il gruppo viene trasferito in hotel e Corrado, assieme a Gigi e Simone, in nostra compagnia fino a Kathmandu, si sono ritrovati negli uffici della compagnia a contrattare per un cambio data al rientro (perdendo un giorno in andata, ho infatti preferito ritardare il rientro per consentire al gruppo di visitare Kathmandu senza fare troppo le corse).

Secondo giorno: 19/10/01

Finalmente alle 17.30 (con ventiquattr'ore di ritardo) partiamo verso l'Oriente, e dopo aver viaggiato tutta la notte arriviamo l'indomani mattina alle 7.00 a Dacca (capitale del Bangladesh).

Terzo giorno: 20/10/01

Un po' rintronati dalla notte in aereo, facciamo una breve colazione in aeroporto ed alle 9.00 finalmente ci imbarchiamo per l'ultima tratta fino a Kathmandu, dove arriviamo alle 10.00. La sorpresa per me è grande, in quanto l'aeroporto è stato completamente ristrutturato da aprile ad oggi, ed è veramente sugli standard occidentali, con sale di imbarco, grandi spazi e servizi efficienti. Chonngba, Nundu e tutto lo staff dell'agenzia ci aspettano come al solito con le collane di fiori davanti all'uscita, e ci trasferiamo velocemente all'albergo Tibet, in Lazimpath, dietro al palazzo reale. Corrado sbriga le questioni amministrative con Nundu, e nel pomeriggio andiamo tutti da Pumplenicke Bakery a fare merenda. Dopo un po' di acquisti tecnici (ombrelli, copri-zaini ecc.) alla sera andiamo tutti all'Everest Steak House, mitico locale di Kathmandu dove in genere si va al rientro dalle spedizioni, ed infatti vi troviamo Abele, Adriano e tutto il gruppo di guide valdostane che era andato al  Dhaulagiri con successo ed era di rientro verso casa.

Prima tappa: da Gorka ad Arughat

Quarto giorno: 21/10/01

Finalmente si parte in trekking, o meglio, in bus, verso Gorka (1000 m ca.), dove arriviamo alle ore 12.00. Abbiamo i primi problemi medici, con Attilio che ha una specie di colica renale, probabilmente dovuta allo stress da viaggio, oltre che sicuramente allo smog, al casino ed alla confusione della Kathmandu di prima mattina vista dai finestrini di un bus saltellante, che ad ogni sosta riparte con una grande fumata nera. Con qualche pastiglia ed una iniezione di calmante le cose si rimettono a posto, ma con parecchia paura da parte di tutti ... ma soprattutto del malato. Breve pranzo a Gorka, ed alle 14.30 partiamo su una pista in terra per qualche chilometro fino alle 17.00 quando, con grande ottimismo, saliamo tutti su di un camion (portatori compresi). Dopo qualche chilometro tuttavia la strada diventa veramente tortuosa e sconnessa, e dopo parecchi angoscianti ondeggiamenti verso valle decidiamo per la soluzione pedestre, che in un'ora circa ci porta a Khanchok (1000 m ca.), dove arriviamo al buio.
Questa prima tappa è stata complessivamente abbastanza dura, ma in effetti in genere viene divisa in due parti; con Chonngba abbiamo deciso di farla in un giorno solo per guadagnare tempo ed ottimizzare i tempi del trekking.

Dislivello positivo:  200 m

Ore di cammino totali: 3h30'


Nei dintorni di Arughat (600 m)

Quinto giorno: 22/10/01

Dopo la prima cena di tipo nepalese, la prima notte in tenda ed i conseguenti primi piccoli dolori alla schiena, facciamo la nostra colazione da signori con uova, pane chapati, marmellata, porridge e tante altre leccornie che lo staff cucina ci ha preparato.
Partiamo questa volta in leggera discesa in mezzo a campi coltivati a riso molto coreografici, e verso le 11.30 ci fermiamo per la pausa pranzo vicino al fiume, nel quale facciamo tutti un bel pediluvio. Nel pomeriggio arriviamo a Arughat (570 m), un bel villaggio sul fiume Budhi Gandaki, dove facciamo un po' di shopping al pomeriggio. In questo villaggio è ancora possibile telefonare, e non mancano i primi nostalgici che approfittano dei miracoli della scienza. In effetti in trekking remoti come questo che stiamo percorrendo, alcune piccole comodità come il telefono, che ci appaiono nella vita di tutti i giorni ovvie e normali, oltreché purtroppo a volte indispensabili, diventano a volte dei piacevoli ritorni alla cosiddetta normalità. Nel villaggio, dove è presente un posto di polizia, troviamo il nostro ufficiale di collegamento che ci accompagnerà lungo il trekking, in quanto questa zona del Nepal è protetta ed il governo sta cercando di salvaguardarla il più possibile dall'invasione turistica purtroppo eccessiva in altre valli.

Dislivello positivo:  300 m

Ore di cammino totali: 5h00'

Seconda Tappa: da Arughat a Kholarbesi

Sesto giorno: 23/10/01

Lasciamo il tranquillo borgo di Arughat, pieno di botteghe dove si ritrovano per il mercato le genti di diverse valli dei dintorni, ed in mezzo a risaie e campi di miglio incominciamo a risalire la Budhi Gandaki, con un clima caldo ed umido, che ci fa desiderare il lemon-juice di pranzo. E ancora sulla riva del fiume che ci fermiamo, dopo essere passati a Arkhet Bajar, una manciata di case con l'immancabile pipal, con una bella vista sulle prime grandi montagne. Nel pomeriggio il sentiero si fa più tortuoso, e con innumerevoli saliscendi nella foresta arriviamo finalmente a Liding (860 m), piccolo e ventilato villaggio dove ci laviamo alla fontana, ed alla sera assistiamo alle danze tradizionali delle donne (parecchie volte durante il giro la popolazione locale farà degli spettacoli serali, in cambio naturalmente di una piccola offerta che va a beneficio dei comitati di sviluppo, in genere gestiti dalle donne stesse).

Dislivello positivo:

1000 m

Ore di cammino totali: 5h10'


Salendo verso Khorlabesi (970 m)

Settimo giorno: 24/10/01

Il sentiero passa continuamente a mezza costa, con alcuni scorci veramente spettacolari sul fiume, che raggiungiamo in alcuni tratti, camminando anche sulla riva sabbiosa dello stesso. Pranziamo vicino a Khanibesi e nel pomeriggio, con altre tre ore circa di cammino arriviamo a Khorlabesi (970 m). Dopo alcuni giorni di rodaggio con grande caldo durante la giornata, tutta l'équipe sta andando al massimo, nonostante alcuni piccoli malesseri passeggeri, comunque normali nei trekking.

Dislivello positivo:

600 m

Ore di cammino totali: 6h30'

Terza tappa: da Kholarbesi a Philim

Ottavo giorno: 25/10/01

Dopo circa un'ora di strada arriviamo in una zona dove si è formato un nuovo lago a seguito di un'enorme frana, appena prima del villaggio di Tatopani, dove c'è una sorgente di acqua calda a 40°C. Passiamo poi sulla sinistra orografica della Budhi Gandaki, fino a Doban, dove pranziamo in un bello spiazzo nel villaggio. Ovviamente siamo presi d'assalto dai numerosi bambini, e riusciamo a scattare numerose fotografie, anche perché il ponte di uscita dal villaggio è molto spettacolare. Nel pomeriggio costeggiamo a mezza costa la valle per poi scendere nei pressi del fiume Yaru Khola che attraversiamo con un acrobatico ponte di circa 90m, dove però manca parzialmente la materia prima dello stesso, cioè le assi di base! Fortunatamente la popolazione sta preparando la legna per rifarlo e sicuramente fin dalla prossima stagione primaverile sarà pronto. Dopo un breve tratto nuovamente vicino al fiume arriviamo ad un campo di calcio, e successivamente al bel villaggio di Jaghat (1370 m) dove pernottiamo; la via principale di questo paese è tutta lastricata in pietra, ed il campo è molto bello, con acqua corrente e stelle di natale tutto attorno.

Dislivello positivo:

700 m

Ore di cammino totali: 6h15'


Tipico paesaggio nepalese di media quota

Nono giorno: 26/10/01

Dopo aver attraversato diversi torrenti con ponti sospesi, giungiamo ai ripiani di Sirdibas, dove troviamo i primi muri mani, segno dell'influenza tibetana, che oramai si incomincia a sentire, nonostante le popolazioni siano ancora di etnia gurung. Dopo aver attraversato un ponte stile Golden Gate, anche se abbastanza cadente e inclinato, arriviamo a Philim, con Maria Luisa che dà chiari segni di stanchezza nell'ultima rampa. Questo villaggio, nel quale ci fermiamo solamente per bere, è sicuramente ricco, in quanto ci sono campi bene coltivati, parecchio bestiame ed anche lo spaccio per il kerosene. Nel pomeriggio attraversiamo una valle particolarmente verde e stretta, caratterizzata dalla presenza di alti pini e marijuana dappertutto lungo il sentiero, fino ad arrivare ad una piccola capanna, nei pressi della quale facciamo il campo, in un posto purtroppo abbastanza umido e non particolarmente bello, che i nepalesi chiamano Pewa (1740 m).

Dislivello positivo:

850 m

Ore di cammino totali: 6h45'

Quarta tappa: da Philim a Lho

Decimo giorno: 27/10/01

Il sentiero continua ad essere abbastanza scosceso, e molti tratti sono veramente a picco sul fiume. Tutta la zona è ancora abitata da Gurung, ma la religione da induista è diventata buddista, e si incontrano sempre di più genti tibetane. Pranziamo a Rana, e nel pomeriggio proseguiamo fino a Ghap, attraversando una zona molto pittoresca con muri mani, un grosso rullo di preghiera in legno con gli affreschi del Buddha, ed un bel kani (cioè un chorten ad arco) con le pareti ed il soffitto riccamente decorati. Ghap (2100 m) non è segnalato correttamente sulla cartina di cui disponiamo, in quanto si trova sulla destra orografica della Budhi Gandaki anziché sulla sinistra.

Dislivello positivo:

860 m

Ore di cammino totali: 5h35'


Vecchio ponte il legno nei dintorni di Lho (3180 m)

Undicesimo giorno: 28/10/01

Dopo una prima parte di salita in una foresta di tipo tropicale con bambù, imponenti rododendri e qualche scimmia, arriviamo a Namrung per pranzo; in questo villaggio c'è un piccolo monastero ed il posto di polizia, dove vengono controllati i permessi di trekking. Dopo la sosta ripartiamo in una zona di campi di frumento e foreste di pini, per giungere infine a Lhi, dove le case in pietra sono come dei piccoli condomini con cinque o sei appartamenti ognuna ed il tetto e cortile in comune; in questo villaggio c'è anche l'elettricità pubblica, che arriva da una turbina posta sul fiume Hinan Khola. Dopo aver attraversato una gola tortuosa ed un ripiano bellissimo con campi ed una enorme ruota di preghiera, piazziamo il campo subito dopo il villaggio di Lho (3180 m) un grosso agglomerato di case in pietra, oramai in territorio di totale influenza tibetana. I bambini continuano a chiedere shim shim, che è la parola tibetana che indica i dolci o le caramelle, e la popolazione è avvolta in mantelli chiamati chuba. Oggi abbiamo incontrato anche il primo yack.

Dislivello positivo:

1320 m

Ore di cammino totali: 6h25'

Tappa 5: da Lho a Sama

Dodicesimo giorno: 29/10/01

I più volenterosi si svegliano prima dell'alba per scattare delle splendide foto al Manaslu (8163 m) ed alle cime vicine, che si indorano ai primi raggi del sole, e poi si fa colazione in tenda mensa, in quanto al mattino incomincia a fare abbastanza freddo, ed è sicuramente più piacevole gustarsi il tè senza avere troppa aria nella schiena. Il programma di Corrado prevede a questo punto tre tappe relativamente corte rispetto alle precedenti, per non affaticare troppo la truppa in vista del colle. Partiamo in discesa per poi risalire una gola che ci conduce in breve a Shyala, un villaggio super-panoramico con vista splendida sul Manaslu e su tutta la zona circostante. Dopo alcuni acquisti di souvenir, che si riveleranno come al solito delle piccole fregature (tipo la tazza di presunto osso di yack di Rosilda, che in realtà è resina sintetica stampata), partiamo alla volta di Sama (3390 m), dove arriviamo per pranzo.


Arrivando a Sama Gaun (3390 m)

A Sama si ha l'impressione, ancora di più che in altri villaggi, di tornare indietro nel tempo: gli abitanti sono tutti tibetani e vivono di pastorizia e tessitura, le case sono abbastanza grandi, ma molto povere, con i tetti ricoperti di legno anziché di pietra, perché la gente del luogo ritiene che qui non soffino venti molto forti (quindi non sono necessarie le lose in pietra presenti in molte altre parti nel Nepal). A monte del villaggio c'è anche un'importante gompa che andiamo a visitare nel pomeriggio, per poi ritornare al campo, vicino al villaggio in un largo spiazzo panoramico, con il bestiame al pascolo nei pressi delle tende. Vista la presenza di un piccolo lodge molto confortevole, questa sera mangeremo al caldo e con la luce.

Dislivello positivo:

680 m

Ore di cammino totali: 3h15'


Profugo tibetano a Sama Gaun

Tappa 6: da Sama a Samdo

Tredicesimo giorno: 30/10/01

Altra tappa abbastanza breve, che ci conduce attraverso ripiani costellati di muri mani a Samdo (3780 m), un piccolo avamposto di frontiera ai confini con il Tibet, che sarebbe raggiungibile verso nord con poche ore di marcia. Anche questo villaggio è molto pittoresco e si sviluppa lungo il sentiero che conduce al Layung Bhaniyang (5098 m), che è uno dei colli che permetteva il passaggio dalla regione del Nupri (dove stiamo camminando) alle aride distese del Tibet. Oggi sono incominciati a sorgere alcuni problemi fisici più importanti, e Rosilda ha accusato un forte mal di stomaco, dovuto probabilmente a qualche farmaco contro la febbre che aveva preso in precedenza, mentre Luisa nel pomeriggio ha un serio mal di testa, che ci fa pensare ad un primo sintomo di mal di montagna; fortunatamente con il riposo pomeridiano ed un accurato uso della farmacia di cui disponiamo, alla sera sono tutte e due abbastanza in forma, e mangiamo tutti assieme lo stinco con patate che abbiamo portato dall'Italia.

Dislivello positivo:

520 m

Ore di cammino totali: 6h15'


La vita nel villaggio di Samdo (3780 m)

Quattordicesimo giorno: 31/10/01

Dopo una notte un po' fredda e ventilata incominciamo la salita che ci porterà al prossimo campo. Abbastanza lunga ed a tratti anche ripida, passa vicino ai ruderi della mitica Larkya Bajar, un tempo importante centro di commercio: di qui transitavano, dopo un lungo tragitto attraverso l'altipiano tibetano, gli sherpa di Namche Bazar per venire a commerciare. Piazziamo il campo a monte di Dharamsala, a circa 4500 m, in una serie di ripiani vicino ad un piccolo torrente. Oggi tutta la truppa è molto stanca, Massimo dorme tutto il pomeriggio in tenda e siamo tutti un po' tesi per la tappa di domani, che si preannuncia come la più dura di tutto il trekking; solamente Giancarlo e Fabrizio sono sempre in ottima forma.

Dislivello positivo:

650 m

Ore di cammino totali: 3h35'


Salendo verso Dharamsala (4500 m)

Tappa 7: da Samdo a Bimtang

Quindicesimo giorno: 01/11/01

Partiamo alle 4.30, alla luce delle frontali, che tuttavia ben presto spegniamo perché la luna ci illumina il cammino, fino al sorgere dell'alba, che come al solito a queste quote è spettacolare, anche se molto fredda. Dopo circa 4 ore raggiungiamo finalmente il Larkya Bhaniyang (5220 m) dove consumiamo parecchi rulli di fotografie, visto il panorama eccezionale e la gioia di tutto il gruppo. Gli altimetri di quasi tutti indicano una quota inferiore (5000 m) ma, personalmente, in montagna non ho mai rincorso né prestazioni, né tempi da battere o altezze da raggiungere, ma solamente emozioni, quindi il divario di altitudine fra la carta e la realtà non mi preoccupa. Tecnicamente la salita al passo non è stata difficile vista la mancanza assoluta di neve, anche se mi immagino che la stessa, se effettuata con condizioni più severe tipo maltempo o neve profonda, potrebbe rivelarsi molto dura; fisicamente tutto il gruppo oggi era in ottima forma, tranne Amilcare che ha in effetti patito la quota, ma che tenacemente non ha mai mollato!
Intraprendiamo ora la lunga discesa lungo le aride morene che in qualche ora ci condurranno a Bimtang (3630 m), un piccolo insediamento abitativo di profughi tibetani ai margini di un ripiano bucolico, con un piccolo torrentello ad anse ed una imponente morena glaciale alle spalle. Giunti al campo Corrado, finalmente rilassato dopo aver superato la tappa più impegnativa, ha anche lui il suo momento di crisi, e dorme tutto il pomeriggio. Dopo cena festeggiamo la giornata con una buona birra in una casa tibetana, e salutiamo il cuoco, Icha, che oggi scende più velocemente perché deve arrivare a Kathmandu in soli due giorni e mezzo, per poi ripartire con un altro gruppo nella zona del Khumbu.

Dislivello positivo:

800 m

Ore di cammino totali: 8h50'

Tappa 8: da Bimtang a Dharapani

Sedicesimo giorno - tredicesima tappa: 02/11/01

La notte è stata molto fredda, ed al mattino troviamo i sacchi a pelo gelati a causa dell'umidità e della brina, ma ben presto, con i primi raggi del sole, la temperatura si fa più mite. Scendiamo lungo una foresta di rododendri lungo la Dudh Khola fino al vecchio agglomerato di Karche, dopo il quale mangiamo pranzo. Nel pomeriggio, dopo la breve ma ripida salita del Karche Pass riprendiamo la discesa attraverso una zona inizialmente non abitata, ed in seguito coltivata interamente a frumento e granoturco. Incontriamo alcune carovane di muli e finalmente arriviamo nel villaggio di Tilje (2245 m), dopo una tappa che inizialmente sembrava rilassante ed invece si è rivelata ancora un piccolo tour de force. Facciamo il campo leggermente esterno rispetto al villaggio, ed alla sera ancora una volta arrivano le donne a fare festa e ballare.

Dislivello positivo:

240 m

Dislivello negativo:

1630 m

Ore di cammino totali: 6h25'


Dharapani, scendendo lungo il giro dell'Annapurna

Diciassettesimo giorno: 03/11/01

Di prima mattina siamo già a Dharaphani, dove il nostro giro si immette (in senso contrario) nel più classico trekking dell'Annapurna. L'impatto è abbastanza violento, anche perché di colpo passiamo da una realtà completamente contadina, dove la sussistenza della popolazione è garantita solamente dal perfetto connubio fra l'uomo ed il suo territorio, ad una situazione tipica delle zone più turisticizzate, dove oramai l'economia si basa su solide e consolidate tradizioni di ospitalità alle migliaia di trekkers che ogni anno percorrono questi sentieri. E' comunque anche questo aspetto che rende il Nepal affascinante, questo contrasto continuo fra moderno ed antico, fra tecnologia (è possibile in molti posti, a volte anche lontani, telefonare o addirittura inviare e-mail) e scorci di medioevo. Per pranzo giungiamo già a Tal (1700 m) bel paese costruito su una piana alluvionale, dove sostiamo per la notte nel giardino di un piccolo lodge.

Dislivello positivo:

180 m

Dislivello negativo:

720 m

Ore di cammino totali: 4h25'

Tappa 9 - da Dharapani a Bahunanda

Diciottesimo giorno: 04/11/01

Ancora molti saliscendi per questa tappa che oramai ci proietta nella dimensione turistica del Nepal. Ogni paese che si incontra è un misto di botteghe artigianali e souvenir a volte anche abbastanza brutti, ma comunque sempre lo straordinario sorriso e buonumore dei nostri amici nepalesi. La tappa è comunque molto lunga, ed al mattino camminiamo per parecchie ore prima di fermarci a riposare e mangiare in un lodge a Ghemu, incantevole villaggio in un altopiano sopra la valle coltivata interamente a riso e miglio. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Bahundanda (1320 m) dove passiamo la notte in un lodge, in quanto il terreno a disposizione per le tende è troppo poco, e sarebbe abbastanza difficoltoso montarle; in questo villaggio praticamente tutti riescono a telefonare e ad inviare notizie fresche a casa.

Dislivello positivo:

720 m

Dislivello negativo:

1100 m

Ore di cammino totali: 7h00'

Tappa 10: da Bahundanda a Besisahar

Diciannovesimo giorno: 05/11/01

L'ultimo di giorno di trekking inizia con una lunga discesa per arrivare lungo la Marsyangandi, il che ci rende un po' nostalgici perché, nonostante la fatica, a volte la sofferenza per leggeri malanni, a volte le piccole incomprensioni nel pur compattissimo gruppo, siamo oramai agli ultimi passi del nostro splendido giro. A pranzo sostiamo all'ombra di due giganteschi pipal sulle sponde del fiume, e nel pomeriggio dopo poco tempo arriviamo a Besisahar (800 m) dove montiamo le tende a monte di un campo sportivo. Non visitiamo il villaggio, ed ognuno si rinchiude un poco in sé, come per cercare di trattenere e congelare le emozioni che ha provato in questi giorni. Alla sera facciamo una grande festa con i cuochi, gli sherpa e i portatori: balliamo, beviamo e facciamo scherzi fino a notte inoltrata.

Dislivello positivo:

200 m

Dislivello negativo:

700 m

Ore di cammino totali: 5h35'

Ventunesimo giorno: 06/11/01

Si riparte alla volta di Kathmandu con l'autobus, e sono ancora ore e ore di viaggio lungo i fiumi, percorrendo questa strada che oramai ci è quasi familiare. Ricordo in particolare la sosta in una sorta di villaggio-autogrill dove mangiamo in un posto da camionisti nepalesi (con tutto il rispetto che ho sempre avuto per i camionisti) che il primo giorno sicuramente nessuno avrebbe considerato nemmeno per andare a fare la pipì. Arriviamo in città nel primo pomeriggio, e ora finalmente tutti si scatenano alla ricerca di souvenir più o meno belli, più o meno cari, più o meno pacchiani, ma che in ogni caso ci ricorderanno l'atmosfera nepalese quando saremo tornati nella nostra vecchia Europa


Donna di etnia Newari a Baktapur (Valle di Kathmandu)

Ventiduesimo giorno: 07/11/01

Visitiamo le città imperiali di Baktapur, Pathan e Durbar Square di Kathmandu. Penso che Baktapur (dove sono state girate le riprese esterne del Piccolo Buddha di Bertolucci) sia una delle città antiche più affascinanti che ho avuto occasione di visitare: in questi ultimi anni certamente è cambiata, ma già solamente il fatto che nella sua piazza principale sia assolutamente proibita ogni forma di commercio la rende assolutamente imperdibile per chi affronta un viaggio in Nepal. Alla sera grande abbuffata all'Hotel Yack & Yeti, uno spettacolare e lussuoso hotel con parco, grandi saloni in legno intagliato, ottimo cibo sia nepalese che internazionale, con Chonngba come gradito ospite alla nostra tavola domani partirà per un altro trekking, questa volta nella zona del Khumbu, e tutti lo salutiamo con affetto.

Ventitreesimo giorno: 08/11/01

Lasciamo di prima mattina l'albergo per recarci a Swayambunath (il Tempio delle scimmie) da dove si ha una vista su tutta la valle di Kathmandu, ed in seguito a Pashupatinath (la città induista) dove assistiamo a due cerimonie funebri. Può sembrare un po' cinico il fatto che si vada a curiosare nel dolore altrui, ma la cremazione presso gli induisti ha un fascino particolare, e comunque per la popolazione è assolutamente normale che la gente sia nepalese che straniera assista alla celebrazioni. I morti vengono adagiati su dei tronchi opportunamente incrociati secondo i dettami della religione locale, e dopo tutta una serie di offerte che vengono gettate sia nel fiume che sul defunto, la cerimonia ha il suo culmine quando il primogenito maschio fa ardere la pira funeraria; seguono poi, in casa, lunghe e costose feste a cui spesso vengono invitati rioni interi della città.

Ventiquattresimo giorno: 09/11/01

Ultimi frenetici acquisti di tappeti e pashmine, ultima pizza da Fire & Ice, leggendaria pizzeria gestita da una simpatica signora napoletana, e si parte per Dacca, in Bangladesh, dove passiamo 24 ore in un albergo abbastanza squallido (calcolando che questa nazione, nata solamente nel 1972, è comunque una delle più povere e più densamente popolate della Terra). La scelta di passare così tanto tempo qui è stata dettata dal ritardo iniziale dovuto alla compagnia aerea, ma il morale è ancora alto nonostante la vacanza sia pressoché finita, quindi prendiamo le cose come vengono e lasciamo andare il corso del tempo.

Venticinquesimo giorno: 10/11/01

Approfittiamo dell'occasione per visitare il centro, se così si può definire un unico assembramento di camion, bus scalcinati, risciò, palazzi decadenti, con otto milioni di abitanti che continuano a muoversi fra migliaia di bancarelle, clacson, smog ai massimi livelli. Durante la giornata visitiamo parecchi monumenti sia interni alla città che nelle campagne circostanti, e l'impressione è di essere in un enorme videogame, dove l'obiettivo è arrivare a sera senza fracassarsi con il pulmino contro qualche camion. Verso le 23 saliamo finalmente sul volo che, questa volta con perfetto orario e con un servizio catering abbastanza corretto, ci conduce a Roma. Grazie ad una efficiente e carina impiegata, riusciamo poi a prendere al volo il primo aereo per Linate, ed alle 13.30 finisce la nostra vacanza.

Ringraziamenti

Grazie a Amilcare per la determinazione al colle, Attilio perché non ha mollato il primo giorno, Claudia per aver sopportato il freddo senza lamentarsi, Fabrizio per la precisione dei dati che ci forniva ogni sera, Gabriele per l'aiuto nello scrivere le note al trekking, Giancarlo per la simpatia dimostrata nell'accettare gli scherzi, Ivana per la faccia tosta in aeroporto al rientro, Maurizio per le barzellette, Maria Luisa per essersi ficcata nel cassone, Massimo per non aver mollato il tiro anche quando era veramente a terra e Rosilda perché mi ha fatto il regalo di venire in questo trekking.

Nota:

I dislivelli sono stati calcolati sulla base sia di osservazioni dirette che di interpretazioni delle mappe disponibili i tempi sono stati calcolati senza contare le ore di sosta pranzo. I chilometri percorsi sono stati all'incirca 210 - Mi scuso per eventuali errori ed omissioni che posso avere fatto -

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