La Trésenta, da Breuil
Accesso
Si percorre la Torino-Aosta, si supera la barriera di Aosta est e si esce al casello successivo di Aosta ovest. Si prende la direzione per Courmayeur e giunti ad Aymavilles si imbocca lo svincolo per la Valsavarenche; si continua per la strada di fondovalle superando il capoluogo Degioz e si prosegue sino ad arrivare a Pont dove termina la strada stessa e dove si può lasciare l’auto nel comodo parcheggio.
Introduzione
La Trésenta è la prima cima che si trova a sud del massiccio del Gran Paradiso appena dopo il col du Mont Paradis e la sua salita, di carattere alpinistico, non comporta eccessive difficoltà tecniche tranne che per il tratto finale dove, dal ghiacciaio di Montcorvè alla vetta, bisogna affrontare pendii molto ripidi ed esposti lungo la dorsale nord-ovest: proprio per questi motivi bisogna programmare la salita in stagione avanzata e con neve ben assestata. La salita in giornata di questa montagna comporta un adeguato allenamento per il notevole dislivello ed una partenza al mattino molto presto per essere di ritorno sui pianori del ghiacciaio di Montcorvè prima che la neve cominci a mollare nel tratto ripido dalla vetta alla base del ghiacciaio. Un tratto dove pure non bisogna sottovalutare il pericolo sia in salita che in discesa è anche una serie di tornanti, sul sentiero di avvicinamento al rifugio, esposti in un lungo canale molto ripido che iniziano ad una quota di 2170 m circa. Il panorama è appena limitato a nord per la vicinanza dell’imponente massiccio del Gran Paradiso ma per il resto è semplicemente superlativo sulle vette innevate delle vallate piemontesi, francesi e valdostane.
Descrizione
Dal parcheggio si raggiunge la casettina situata all’inizio della pista di fondo e si seguono le segnalazioni per l’itinerario pedonale che costeggia l’area del campeggio estivo e prosegue rimanendo alla destra del torrente. Inoltrandosi nel vallone si raggiunge un ponte sulla sinistra che bisogna attraversare ed si inizia a salire per il tracciato del sentiero che conduce al rifugio Vittorio Emanuele seguendo le tracce scialpinistiche quasi sempre presenti. Dopo aver compiuto un tratto di salita nel rado bosco si arriva ad una quota di 2170 m circa dove si devono percorrere alcuni tornanti che attraversano un lungo e ripido canale e dove bisogna prestare la massima attenzione per la loro esposizione. Superato questo tratto si continua più facilmente la salita su dolci pendii più aperti che, a seconda dell’innevamento, alterna tratti su terra ai vasti nevai in fase di scioglimento: la traccia invernale di solito passa un po’ a sinistra di quella percorsa dal sentiero estivo e comunque rimanendo al centro delle morene si raggiunge senza difficoltà il rifugio Vittorio Emanuele. Dal rifugio si contorna sulla destra la ripida morena che si trova alle sue spalle iniziando la risalita dei dolci pendii al fondo dei quali si vede la nostra meta situata tra il Gran Paradiso a sinistra ed il Ciarforon a destra. Dapprima si tiene il centro del vasto pianoro e poi ci si sposta gradualmente verso destra puntando verso la base del ripido salto (40°) che si trova all’inizio della cresta nord-ovest e si inizia la sua faticosa risalita prestando attenzione alle condizioni della neve sul pendio ed effettuando, compiendo alcuni tornanti, traversi un po’ esposti e delicati. Giunti ad una spalletta dove la pendenza diminuisce sensibilmente si inizia la salita dell’ultimo tratto tra le rocce mobili, anche questo ripido ma sui 30°, tenendosi un po’ sulla destra del filo per andare a cercare il pendio con neve più uniforme passando alla sinistra di un ben visibile ometto di pietre che si trova all’incirca a metà del pendio. Per risalire quest’ultimo tratto in condizioni di scarsità di neve è il caso di valutare se mettere i ramponi per progredire in sicurezza tra le rocce ghiacciate. Arrivati ad un punto dove la pendenza inizia a diminuire si vede già distintamente la vetta che in breve si raggiunge e che è sormontata da una originale croce metallica.
Galleria fotografica
Ci siamo stati
La Trésenta
Saliti senza racchette sino al rifugio su neve ben portante; stare attenti ai tornanti nel ripido canale nella parte iniziale del sentiero. Calzate le racchette appena oltre il rifugio camminando su neve sempre portante sulle tracce di scialpinisti mentre se si usciva si sprofondava di poco. Praticamente una passeggiata sino alla base della dorsale dove si deve risalire il primo ripido pendio che abbiamo trovato senza tracce perchè cancellate da quelle di discesa con gli sci e che comunque comporta traversi esposti. Nella seconda parte della dorsale, quella con le roccette, trovato un po' di ghiaccio alternato a neve dura mentre poco sotto la vetta era già trasformata dal primo sole. Indispensabile, se fatta in giornata, la partenza al mattino molto presto e comunque è meglio essere sul pianoro del ghiacciaio non dopo le 11-11.30 perchè la neve mollava di molto e può rappresentare sicuramente un pericolo nella dicsesa dei tratti ripidi. Gita remunerativa e di soddisfazione per gli ambienti che si attraversano, per la vista del Gran Paradiso da un'angolazione inconsueta e per il resto del panorama veramente spaziale.