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Triatel, da Les Grands-Moulins

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A cura di:

Ultimo rilievo: 19/12/2010
Difficoltà
T3
Lunghezza
0.00 Km
Quota di partenza
1025 m
Altezza di arrivo
1613 m
Dislivello positivo
588 m
Periodo consigliato

Accesso

Lasciare lo svincolo autostradale A5 di Châtillon, svoltare a sinistra e procedere per circa 300 metri fino a una rotonda. Alla rotonda, prendere la terza uscita per imboccare Via Emile Chanoux e proseguire diritto. Attraversare il centro storico di Châtillon per circa 600 metri, poi svoltare leggermente a destra su Via Menabreaz. Continuare per 450 metri fino alla caratteristica rotatoria con il monumento del "Cervino" al centro. Prendere la seconda uscita per immettersi sulla strada regionale SR46 della Valtournenche. Proseguire lungo la vallata per 7,10 chilometri, attraversando le frazioni di Champlong e Chessin. All'ingresso di Antey-Saint-André, svoltare a destra per accedere a Piazza Attilio Rolando, dove, sulla destra, si trova lo chalet dell'Ufficio del Turismo con parcheggi gratuiti 🅿️ disponibili.

[0h12'] - [8,7km]
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Le indicazioni fornite sono state verificate con attenzione alla data di rilevamento dell'itinerario. Tuttavia, si consiglia vivamente di controllare eventuali variazioni intervenute successivamente, soprattutto riguardo al percorso di accesso al punto di partenza. Prima di intraprendere il viaggio, è opportuno consultare strumenti di navigazione aggiornati per ottenere indicazioni stradali precise e attuali. Raccomandiamo l'utilizzo di app per la navigazione satellitare, come Google Maps o Apple Maps, per garantire la massima accuratezza e sicurezza del tragitto.

Introduzione

Questa escursione racchiude in un itinerario circolare alcuni tra i più importanti monumenti dei comuni di Torgnon ed Antey: il ru du Pan Perdu e gli edifici medievali del museo etnografico di Triatel. Il sentiero di rientro passa a fianco dei tre ingressi alla miniera di rame di Fiernaz/Petit Monde e percorre poi un lungo tratto del Ru du Filey: un lungo balcone panoramico sulla piana di Antey. La ricchezza di curiosità storiche e geologiche che si incontrano lungo questo itinerario ne fa una delle più belle ed interessanti escursioni della Valtournenche. L'unico tratto impegnativo ed esposto è stato attrezzato con catene metalliche che permettono una progressione più sicura: è comunque sconsigliato a persone che soffrano di vertigini.

Descrizione

Dal parcheggio davanti allo chalet che ospita l’ufficio informazioni turistiche di Antey si attraversa la strada regionale e dopo poche decine di metri si trovano le indicazioni per raggiungere il Ru du Pan Perdu ed il villaggio di Triatel.
Si passa davanti ad un oratorio dedicato alla Madonna poi si percorre la ripida salita che passa alle spalle dei villaggio di Grand Moulin, (in italiano i Grandi Mulini) nel quale si trova, nascosto ma ancora perfettamente conservato, un mulino alimentato in origine dalle acque del torrente Marmore e poi convertito, dopo la costruzione della centrale idroelettrica di Covalou, ai motori elettrici.
Dopo un breve tratto in piano si arriva al ponte detto du Pinot, dal nome dell'impresario che diresse i lavori, dove si attraversa la strada regionale per Torgnon.
Durante i lavori per la costruzione della strada, iniziati nel 1937, venne trovato poche centinaia di metri più avanti, piccolo sepolcreto preromano che ospitava non più di 7 o otto tombe. Venne completamente distrutto e gli unici reperti conservati furono due armille bronzee e un vaso funerario alto 25 cm che rimasero in mano a privati almeno fino al 1975. In seguito si persero le tracce degli oggetti.
Si attraversa la strada poi seguendo le indicazione della sentieristica si percorre una breve e ripida salita fino al ponte in legno a monte del quale la pendenza si riduce.
Si prosegue zigzagando prima tra i lastroni tagliati della vecchia cava di marmo poi tra i massi di una antica frana. Arrivando ai piedi della parete rocciosa si intravedono, in alto tra gli alberi, i pilastri che reggono il tracciato del ru, poi si prosegue quasi in piano e a lato del sentiero, su un grosso sasso inglobato del muro a monte, si nota una curiosa incisione sull'interpretazione della quale i pareri sono discordi.
Per la professoressa Cristina Sanna, autrice di uno studio sulle testimonianze grafiche incise nel comune di Antey si tratterebbe della scritta “1879 7B” che indicherebbe con un piccolo gioco di parole l’anno e il mese in cui sono terminati i lavori: 1879 7(m)B(re) = settembre. L'architetta Claudine Remacle, che ha coordinato numerosi studi sull'architettura valdostana, propende invece per una lettura meno creativa della scritta e avendo notato che l'ultimo sette ha una gamba inclinata verso sinistra propone la seguente lettura “1879 JB” dove le lettere “JB” rappresenterebbero le iniziali del committente dei lavori.
A poche decine di metri da questo piccolo enigma, poco più avanti tra la macchia rada di pini, si apre un gradevole scorcio sul borgo di Antey con sullo sfondo la vetta del Tantané. All’altezza del quarto tornante, poco prima prima di un roccione su cui è tracciato un bollo giallo, si esce dal sentiero sulla sinistra, proprio sulla curva, e seguendo per una quarantina di metri la traccia che sale a zig-zag in mezzo al bosco si giunge alla base del monumentale pilastro a sezione quadrangolare di circa 2.20 per 2.80 m che sosteneva il Ru.
Chi lo desidera, prestando particolare attenzione alla caduta di sassi, può recarsi sul tracciato originario del canale. Per raggiungere il letto dove scorreva l'acqua occorre passare dietro al vecchio pilastro e risalire il pendio davanti ai due archi fino a raggiungere un piccolo fazzoletto di terra in piano che da accesso a quanto rimane dell'opera idraulica.
Proseguendo lungo il sentiero, in corrispondenza di una curva a sinistra si intravede verso valle un grosso masso nascosto tra gli alberi: è la barma dei partigiani, dove si appostavano i resistenti per controllare i movimenti dei nazifascisti nella piana di Antey.
Con un poco di prudenza è possibile visitarla ancora oggi. Sono sufficienti pochi passi verso valle e si raggiunge l'entrata posteriore della barma, poi occorre insinuandosi sotto il grosso masso che la copre per trovarsi all'interno dell'antro a picco sulla valle.
Attenzione! è sufficiente un passo falso per precipitare nel vuoto.
Poco più avanti si arriva al belvedere su Antey che domina sia la Barma dei Partigiani che il borgo di Antey e i villaggi di Fiernaz e Navillod.
Un passo dopo l'altro si procede nell'ombra del bosco fino ad arrivare alla fontana che gli operai della regione hanno scavato in un tronco di larice, a quota 1330. A questo punto si è superata la metà del dislivello previsto da questo itinerario.
Il sentiero con alcune curve sale il ripido pendio che si trova a valle della chiesetta di Notre Dame de Pitié, in questo punto si fa un po' di fatica ad individuare la traccia coperta di neve ma tenendosi sulla destra della pietraia si arriva in breve all'inizio del tratto attrezzato da catene, a circa 1400 metri di quota.
È un tratto breve ma esposto dove una disattenzione può essere fatale: si raccomanda la massima prudenza nel percorrerlo.
Si prosegue attraversando il costone esposto a sud poi il sentiero gira e si apre sulla vallata. In lontananza si vede la vetta del Monte Zerbion con in cima un piccolo punto bianco: è statua dedicata alla Madonna. Agli inizi del 1900 anche Benito Mussolini fece un'offerta per la sua costruzione.
Appare la cima tronca del Tantané ed il pianoro di Veuillen con sulla destra la cresta omonima che precipita sulla piana di Antey.
Il sentiero prosegue quasi in piano tra i terrazzamenti un tempo coltivati a cereali e termina nel piazzale della strada interpoderale. Si segue il suo tracciato fino ad arrivare al villaggio di Triatel.
Proprio a fianco della prima casa del villaggio, parzialmente diruta, si trova un cippo che porta il segnavia 105. Se si prende a sinistra si passa a fianco del basamento di uno dei tre grenier medievali del villaggio, crollato nel 2005, e poi si prosegue verso il museo etnografico; se si prende a destra dopo alcune decine di metri si trova l'inizio del sentiero di rientro che passa tra le strutture della miniera di rame.
Il museo etnografico di Torgnon è di particolare interesse perché è ospitato all'interno di due edifici tardomedievali in legno appositamente restaurati: un grenier, usato per la conservazione dei cereali e delle derrate, ed un rascard utilizzato per la conservazione e la lavorazione delle spighe, tutti e due quattrocenteschi.
Le collezioni sono visitabili su prenotazione, un parte di esse è sempre aperta al pubblico ed esposta nella parte inferiore del rascard, costruito con legname abbattuto nel 1476.
Il sentiero di rientro non si individua facilmente quanto è coperto dalla neve ma dopo alcune decine di metri di marcia un po' esitante tra i prati innevati si entra nel bosco dove la traccia è chiarissima. All'inizio del bosco si vedono sulla sinistra alcuni ceppi di larice poi si comincia a scendere nella fitta abetaia.
Il sentiero è ripido ed esposto e porta velocemente ai ruderi del primo edificio della miniera, a quota 1400 circa. Se ci si passa davanti e si risale per pochi metri il valloncello sulle vecchie scale ormai in pessime condizioni si arriva all'ingresso superiore della miniera, quello più antico.
Proseguendo verso il basso si incontrano le due stazioni della teleferica costruite in corrispondenza dei due nuovi livelli. A circa 1150 metri di quota si interseca il Ru du Filey, abbandonato nella seconda metà del XX secolo. Lo si percorre in direzione Sud fino ad arrivare alla spalle del villaggio omonimo. Si passa ai piedi di un grosso masso poi si scende lungo il sentiero fino ad arrivare nella piana di Antey e in pochi minuti, seguendo le indicazioni della sentieristica, si raggiunge il piazzale dell'ufficio informazioni turistiche.

Ci siamo stati