Pizzo d'Orta, dalla strada statale 470
Accesso
Da Milano a Morbegno lungo le statali 36 e 38; proseguire fino alla rotonda che, sulla destra, espone le indicazioni per il Passo San Marco. Risalire la Valle del Bitto di Albaredo lungo la Provinciale Transorobica fino al Km 20, all'altezza di un largo tornante in corrispondenza della Val Pedena. Ampio piazzale di parcheggio.
Introduzione
Breve gita di mezza giornata che raggiunge una cima praticamente sconosciuta all'escursionismo. Ottimo il panorama sull'area del Passo S.Marco e i confinanti gruppi montuosi, ma il vero interesse del percorso è quello tecnico: permette di prendere confidenza con questo tipo di tracciati di cresta (molto diffusi in zona), facili come grado alpinistico (max II) ma espostissimi su terreno delicato e talora infido (rocce non ripulite ed erbe scivolose). Potrebbero essere utili una mezza corda e qualche anello di fettuccia, esclusivamente per motivi di sicurezza.
Descrizione
Dal piazzale di parcheggio 1518m, località Ponte del Redento(edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi), si sale alla visibile Casera di Pedena 1560m, dove iniziano le segnalazioni a vernice sulla traccia di sentiero. Traccia peraltro molto aleatoria, diretta verso il fondovalle, a sinistra di alcune rocce con cascatella: qui appare un buon sentierino che risale a tornanti una conoide di frana sulla sinistra, che permette di superare un primo gradino della Valle Pedena. Oltrepassata anche una fascia boscosa di ontani, si torna all'aperto sui ripiani intermedi della vallata: proprio di fronte a noi, in direzione sud, si estende un crestone che parte dal Monte Fioraro (o Monte Azzarini) e termina sul nostro Pizzo d'Orta; unica interruzione della costiera è un ripido canalino erboso/roccioso. Questo canalino è la meta cui tendere nell'attraversamento dell'anfiteatro di Pedena. Appena usciti dai cespugli di ontano si incontra una palina della GVO (Gran Via delle Orobie), ma tutte le frecce sono spezzate e comunque la nostra meta non è indicata; d'ora in avanti si prosegue a vista senza alcun segnale. In lenta costante salita, scegliendo il percorso migliore nel pascolo abbandonato, fra massi e placconate di roccia affiorante, si raggiunge una colata di sassi franati dalle pareti soprastanti. La si attraversa e si imbocca il canalino precedentemente evidenziato; il terreno è instabile e mobile sotto i passi: con ripida salita si raggiunge un muretto di facili rocce che si superano da destra verso sinistra con qualche breve passo d'arrampicata (I/II grado). Pochi metri su umide e precarie zolle erbose e si raggiunge il sottile crinale: qui il terreno appare meno fragile, ma l'esposizione e la progressione su ciuffi d'erba richiedono la massima attenzione. In poche decine di metri, aiutati da alcune lame di roccia sporgenti dal terreno, si tocca una sorta di anticima; da qui - punto chiave del percorso - si passa tramite una roccia affilata (a nord salto di rocce verticali, a sud parete subverticale di erba) sul ripido pendio finale: con progressione affidata a ciuffi d'erba, rami di ginepro strisciante e rododendri, si raggiungono le rocce accatastate della vetta. Ritorno per la via di andata. Muoversi con estrema prudenza. NOTA Evitare assolutamente il canalino in caso di pioggia violenta o temporale: il terreno riporta segni di forte ruscellamento di acque e caduta sassi dalla parete a sinistra.