Rimpfischhorn, dalla Britanniahutte
Introduzione
Il Rimpfischhorn è uno dei 4000 che dividono la Saastal con la valle di Zermatt ed offre due versanti completamente diversi: quello orientale è un’alta muraglia rocciosa mentre quella occidentale è completamente ricoperta dai ghiacci; questi due versanti sono separati da una lunga cresta dapprima di ghiaccio, elegante e sinuosa, ed in seguito frastagliata e rocciosa. La salita a questo 4000 è la più lunga e faticosa tra quelle che hanno la partenza dalla Britanniahutte e prevede uno sviluppo di circa 18 km; nel dislivello complessivo da percorrere bisogna anche tenere conto delle ripide risalite al colletto a quota 3138 m ed al rifugio. Il premio per questa veramente faticosa ascensione è comunque la gioia di godere di un panorama spaziale ed indescrivibile sugli altri numerosi 4000 che lo circondano ed una progressione che si sviluppa in ambienti glaciali di alta montagna immensi e molto suggestivi.
Descrizione
Primo giorno: Dall’arrivo della funivia si imbocca la traccia che parte proprio di fronte e si indirizza verso il pendio di ghiaccio e sassi; il tracciato, ben battuto, passa su terreno sassoso alternato a tratti di ghiaccio e contorna la fiancata settentrionale del Hint Allalin. La progressione, in assenza praticamente di tratti in salita, non è faticosa ma bisogna comunque prestare attenzione ai vari tagli nel ghiaccio ed ai molti sassi mobili. Si arriva in breve ad un ben visibile colletto dove si trova l’arrivo di uno skilift ed al quale si continua sulla destra puntando alla ben visibile costruzione del rifugio Britanniahutte; dopo ancora un breve tratto su terreno misto si arriva al colletto dove esso è situato. Secondo giorno: Dal rifugio si imbocca la traccia che parte alla sinistra delle paline poste di fronte ad esso ed inizia in corrispondenza di un sasso con un bollo bianco-azzurro. Il sentiero scende dapprima con lieve pendenza per poi puntare decisamente verso il basso del vallone morenico perdendo quasi un centinaio di metri di dislivello per raggiungere la lingua terminale del Hohlaubgletscher; toccata la parte più bassa lo si risale spostandosi verso sinistra con percorso che guadagna poca quota e che attraversa molti crepacci perpendicolari al senso di marcia più o meno aperti ma facilmente superabili puntando ad un colletto roccioso sulla parte bassa della cresta che scende dall’Alallinhorn. Raggiunto l’ometto di pietre posto su di esso (3138 m) si scende di poco su grossi blocchi arrivando ad un piccolo nevaio che si attraversa per portarsi ad un altro colletto, più basso del precedente (3123 m); da qui bisogna scendere ancora, perdendo circa un centinaio di metri di dislivello, su una ripida ma evidente traccia di terriccio che poi si perde sulle rocce sottostanti. Raggiunto il punto più basso, si attraversano i grossi blocchi di pietre risalendo leggermente e tenendo la sinistra sino a mettere piede sull’ Alallingletscher. Ora si risale sulla destra il pendio del poco inclinato ghiacciaio stando attenti ai numerosi crepacci che si trovano trasversalmente al senso di marcia e che obbligano a qualche zig-zag per il loro superamento; dopo circa 30-40 minuti di cammino, a seconda del passo, e senza comunque attraversare una fascia sassosa che si trova alla confluenza delle due lingue del ghiacciaio, si tiene sempre più la destra dirigendosi verso il pendio di ghiaccio che scende dall’Alallinpass. All’inizio lo si risale rimanendo sulla destra abbastanza vicini alla fiancata rocciosa dell’Alallinhorn e poi, in alto, si taglia il pendio verso sinistra raggiungendo così l’ampia insellatura (3599 m). Si contorna in leggera salita sulla sinistra il pendio ghiacciato dirigendosi verso la parte bassa di una lunga cresta nevosa, che in stagione avanzata è rocciosa nella parte superiore, e qui le vie per proseguire sono due: la prima risale direttamente per neve e sassi le cresta raggiungendo un ometto di pietre (3672 m) dal quale si scende ripidamente in pochi minuti sul ghiacciaio sottostante, mentre con la seconda, un po’ più lunga, si continua a scendere seguendo la base della cresta che si contorna subito, appena toccata la parte più bassa, deviando decisamente a sinistra per risalire il pendio del grande ghiacciaio. Durante questa salita le abbiamo percorse tutte e due: la prima all’andata e la seconda al ritorno; bisogna solo aggiungere che per la seconda, oltre ad essere più lunga ed aumentare il dislivello, bisogna fare attenzione a qualche crepaccio percorrendo il pendio a mezzacosta. Giunti dunque sulla lingua meridionale del Mellichgletscher lo si attraversa in direzione sud est, risalendolo faticosamente, puntando ad un grosso seracco che si passa sulla destra su un ponte di neve; si continua a risalire ripidamente passando qualche altro crepaccio evidente e si raggiunge l’ampia e panoramica insellatura del Rimpfischsattel (4004 m). Da questo punto si devia a sinistra e si risale un ripido pendio ghiacciato alla destra di un marcato sperone roccioso per una trentina di metri per poi traversare su una corta cengia rocciosa a sinistra, riconoscibile anche per i numerosi segni di ramponature, dopo la quale si risale una breve crestina di misto che conduce ad un piccolo intaglio. Anche da qui, a seconda delle condizioni del ghiaccio, le vie di salita sono due: con la prima ci si sposta a sinistra sul ripido ed esposto pendio ghiacciato (50°) che si risale per una ventina di metri, con la seconda invece si può risalire direttamente con facile arrampicata (II) la cresta rocciosa dove si trovano un paio di fittoni metallici e relativi cordini per le eventuali soste o calate; pure in questo caso abbiamo percorso la prima via in salita e la seconda in discesa. Raggiunta un’anticima, che si trova davanti alla vetta, si scende di pochi metri per portarsi su una corta ma molto aerea crestina dopo la quale si risale il breve ma esposto tratto finale di roccia che conduce alla croce metallica posta sul piccolo terrazzino roccioso.