Rifugio Gonella, da La Visaille
Accesso
Raggiunta l'uscita dell'autostrada autostrada nei pressi di Courmayeur, si oltrepassa la località turistica e ci si dirige verso la Val Veny. Dopo alcuni chilometri, a seconda dell'attacco prescelto, risalire in auto fino al bivio per Frêney in prossimità di un bar ristorante sulla destra; oppure procedere in auto fino alla chiusura della strada. Le due soluzioni in fondo si equivalgono, infatti con la prima ci si inerpica subito nel bosco raggiungendo diagonalmente il ghiacciaio del Miage. Con la seconda si procede a lungo su strada (a piedi sia all'andata che, soprattutto, al ritorno) fino a Combal per poi attaccare perpendicolarmente il ghiacciaio.
Introduzione
Noi proponiamo la prima delle due soluzioni sotto indicate, comprendente una tappa intermedia al lago delle Marmotte (che non esiste più): da lì in poi le cose si complicano e l'itinerario è consigliato solo a quanti hanno una buona esperienza di montagna e godono di una buona preparazione fisica.
Descrizione
Lasciata l'auto nel piazzale retrostante il ristorante posto sul bivio per la località Frêney, ci si incammina lungo la strada sterrata. Superati due ponticelli si incontra ben presto una palina che riporta diverse indicazioni, tra cui il Lago delle Marmotte posto a circa un'ora di cammino. Il sentiero non è difficile, anche se dopo il bivio per il [[Rifugio Monzino]] diventa meno agevole perché tracciato tra i sassi di una prima linea morenica.
Quello che era il lago delle Marmotte ormai è solo un'ampia zona umida, una sorta di canneto: probabilmente, a giudicare dai numerosi indizi ancora presenti, nell'ottobre 2000, anno delle rovinose alluvioni in tutta la Valle d'Aosta, lo sbarramento naturale che arginava il lago deve aver ceduto, lasciando definitivamente defluire le acque. Resta comunque un'amena valletta verde, molto tranquilla, ideale per dei picnic lontani dal frastuono della civiltà.
Il sentiero compie un semicerchio verso destra e si inerpica lungo il costone della morena del ghiacciaio del Miage, costeggiando la base delle rocce dell'Aiguille du Breuillat. Osservando i magri pascoli che ci sovrastano non è improbabile scorgere degli stambecchi.
A seconda della stagione uno o più piccoli nevai possono tagliare il sentiero e quindi vanno superati con precauzione. La valle si stringe e una linea morenica che prima ci correva sulla sinistra si congiunge con il nostro cammino subito dopo un nevaio; appare inoltre evidente che non sarà più possibile continuare mantenendo la sinistra orografica.
E' il momento di puntare verso il centro della valle, che ci appare come una sterminata pietraia: non dimentichiamoci che sotto quelle pietre vi è un ghiacciaio, cosa peraltro ben visibile osservando alcune grandi voragini che di tanto in tanto si aprono fra le rocce. Raggiunto il centro del ghiacciaio si possono scorgere tracce di sentiero e degli ometti di pietre che indicano la direzione da seguire.
Il cammino è comunque faticoso perché il terreno è composto sostanzialmente da una pietraia e perché dovremo procedere così almeno fino al compimento della terza ora di cammino. Alla fine della pietraia si apre un enorme piano inclinato bianco: il ghiacciaio del Miage riprende l'aspetto più classico di "mare bianco", mentre osservando sulla destra, in alto tra le rocce, sopra la cascata di seracchi del ghiacciaio del Dôme, scorgeremo un puntino giallo: il rifugio Gonella.
Con la fine della pietraia inizia un tratto che può rivelarsi insidioso: bisogna infatti compiere un ampio semicerchio da sinistra verso destra per aggirare una zona crepacciata. Se la traccia sulla neve è evidente non si corrono eccessivi pericoli, sempre mantenendo alto il livello di attenzione, dato che bisognerà comunque scavalcare diversi piccoli crepacci.
In caso di maltempo e/o di vento forte che cancella la traccia non si possono fornire indicazioni più precise: procedere oltre può diventare assai rischioso se non si è pratici del luogo o si è provetti alpinisti. Sarebbe auspicabile che ad inizio stagione venissero posti alcuni segnali per aiutare quanti non possono beneficiare di una traccia.
In questo tratto potrebbe diventare necessario fare ricorso all'attrezzatura alpinistica che abbiamo consigliato. Senza dimenticare, dunque, di dover fare un'ampia manovra di aggiramento, vedremo presto sulle rocce alla nostra destra degli enormi bolli gialli, che indicano l'attacco dell'ultimo tratto di strada per il rifugio. Si tratta di un'ora di faticosa salita lungo un sentiero molto esposto, che sovente si trasforma in facile arrampicata di alcuni metri.
Nei punti un po' più difficili vi sono catene e scalette in ferro. Bisognerà ancora attraversare un paio di nevai abbastanza inclinati, quindi in mancanza di una solida traccia bisognerà prestare la massima attenzione.
Il rifugio è piuttosto spartano e privo di riscaldamento (cosa tutt'altro che trascurabile): la sveglia è fissata a mezzanotte per chi intende proseguire, mentre è alle 8 per chi ridiscende. E' un punto tappa solo per itinerari alpinistici: in genere per la salita al Monte Bianco attraverso il colle e la cresta di Bionnassay.
Il panorama è comunque grandioso e di selvaggia bellezza.
Informazioni sul rifugio
Tipo: Rifugio custodito
Posti letto: 42
Acqua: nel rifugio
Illuminazione: Elettrica
Locale invernale: 25 posti
Telefono: 0165-885101
Proprietà: CAI UGET Torino (011-537983)
Apertura: 01.07 - 07.09