Bivacco Pol-Grappein, da Valnontey
Accesso
Lasciata l'autostrada all'uscita di Aosta Ovest svoltare a destra ed imboccare la della Valle di Cogne. Attraversare l'abitato di Aymavilles e dopo 1,3 chilometri ad una rotonda prendere la seconda uscita. Risalire la regionale per 19 chilometri superando i villaggi di Vieyes, Epinel e Crétaz sino a raggiungere una rotonda: prendere la prima uscita imboccando Avenue G.F Cavagnet, da seguire per circa 350 metri. All'interno del borgo di Cogne svoltare a destra imboccando la stradina che dopo circa 2,7 chilometri raggiunge il villaggio di Valnontey anticipato dall'ampio parcheggio 🅿️ a pagamento (dalle 8 alle 20 - 4€ giornata intera) posto a destra della strada.
[0h33'] - [23,3km]
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Le indicazioni qui fornite sono state verificate alla data del rilievo dell’itinerario. Prima di partire è opportuno accertarsi che non siano sopraggiunte variazioni sostanziali sul percorso di accesso al punto di partenza. Pertanto, per ottenere indicazioni stradali aggiornate e dettagliate, consigliamo l’utilizzo delle app per la navigazione satellitare fornite da Google o Apple.
Introduzione
Il bivacco Pol è costruito in uno dei luoghi più belli dell'intera Valle d'Aosta. Si trova nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, circondato dal ghiacciaio della Tribolazione e sospeso sulla Valnontey. Dalla terrazza rocciosa antistante si vedono all'orizzonte il Cervino e il Monte Rosa, in primo piano il ghiacciaio del Money. Alle spalle lo splendore abbagliante del ghiacciaio della Tribolazione e il massiccio del Gran Paradiso. L'accesso a questo luogo splendido è riservato agli alpinisti: la via d'accesso è mal segnalata, sono numerosi i tratti esposti e soggetti a frane o scariche di pietre. Alcune catene aiutano nella progressione ma in caso di maltempo il rischio di incidenti mortali è alto.
Descrizione
Seguendo le indicazioni della segnaletica escursionistica ci si avvia lungo la strada sterrata che percorre il fondovalle, sulla destra il torrente Valnontey scorre veloce tra gli argini. Sulla sinistra si intravedono tra le tende i piccoli fabbricati del campeggio Gran Paradiso, l'ultimo della valle. All'imbrunire e al mattino presto le volpi si aggirano in questi luoghi, con un poco di fortuna è possibile vedere da vicino questi bellissimi animali che altrove la caccia ha reso diffidenti. Poco più avanti si stacca sulla sinistra il sentiero per Plan de Tournetta, proprio di fronte al ponte per Leuttaz. Si prosegue lungo la sterrata che attraversa alcune macchie di conifere fino ad arrivare a David, una bella casa di montagna restaurata con cura, dietro di essa si vede un rascard: il fabbricato rurale costruito con tronchi di larice che veniva usato un tempo come fienile, pagliaio e per la battitura del grano. Nel dialetto di Cogne questo piccolo nucleo di fabbricati era chiamato lo mayen de Davit, la malga di David, ed è citato nel volume di Celestino Guichardaz e Andrea Fassò sulla parlata francoprovenzale di Cogne, un interessantissimo studio sulla vita quotidiana di questa comunità colta nel passaggio tra la civiltà contadina e quella postindustriale. Poco più avanti si attraversa una macchia di larici cresciuti tra i grandi massi di un'antica frana dove di tanto in tanto scendono a ruminare i camosci. Un piccolo rettilineo porta all'inizio del villaggio di Vermiana: un pugno di case, meno di una decina, raggruppate intorno alla strada sterrata che percorre il fondovalle. Alcune di esse sono state restaurate ma la maggior parte è ancora abbandonata essendo venuta meno la loro funzione di sostegno all'agricoltura di autosussistenza che in Valle d'Aosta è stata praticata fino alla metà del XX secolo. Ogni famiglia ricavava di che vivere dall'allevamento di alcune mucche, qualche ovino e, in quelle più ricche, del maiale che veniva macellato in autunno all'arrivo dei primi freddi. L'orto forniva la verdura e nei campi erano coltivati i cereali e le patate. In ogni villaggio si trovano perciò le stalle e i fienili per la conservazione del foraggio e delle spighe dei cereali prima della battitura, l'area di fienile riservata alla battitura del grano, la cantina per la conservazione delle derrate, il locale per la lavorazione del latte e le poche stanze utilizzate dai membri della famiglia. Da Vermianaz di prosegue lungo la strada sterrata fino a trovare sulla sinistra l'inizio del sentiero Segnavia n° 22 per i bivacchi dell'alta Valnontey. (Poco più avanti la strada si interrompe nei pressi del guado sul torrente Valnontey). Si imbocca il sentiero che nel primo tratto è abbastanza stretto ma poi si allarga fino a raggiungere l'ampiezza maestosa delle strade reali di caccia. Si cammina tra macchie di conifere, numerosi larici ed alcuni abeti rossi. Nel sottobosco spiccano all'inizio dell'estate i fiori rossi dei rododendri. Dopo aver lasciato sulla sinistra il bivio dal quale si stacca il sentiero per il bivacco Money si attraversa un tratto in piano completamente allo scoperto. In altro contro il cielo si vede la Testa di Valnontey (3562 m) incorniciata dai ripidi fianchi della valle. Sotto di essa, quasi a farle da collana, un bosco di larici. Si percorre il lungo ponte in legno sul torrente Valnontey, l'alveo è ampio e disseminato dai sassi trascinati dalle piene. Dall'altro lato della valle il sentiero sale con alcune curve strette su di un terreno disseminato di depositi alluvionali. Si passa ai piedi di un enorme masso caduto dopo l'ultimo ritiro dei ghiacciai poi ci si porta sul fianco del vallone, lontano dal torrente e dalle sue piene rovinose. Si procede in falsopiano attraversando alcune frane l'ultima delle quali ha considerevolmente ristretto il sentiero. Dopo aver attraversato un paio di ponti che in inverno vengono parzialmente smontati per proteggerli dalle valanghe si arriva alla incisione rupestre del 1866. È tracciata a quasi 2000 metri di quota: su di una parete lisciati dai ghiacciai, è incisa una freccia orientata verso sud che attraversa la scritta Glacier 1866. Sotto di essa due nomi separati da un trattino: E. D'Albertis – J. P. Carrel. Al bivio successivo si lascia il sentiero per il bivacco Leonessa e si prende a sinistra seguendo le indicazioni per i bivacchi Borghi, Martinotti e Pol. Dopo un primo tratto pianeggiante il sentiero comincia a salire tra i sassi della morena, smossi dalle valanghe e dalle piene del torrente. Si sale dolcemente tra le ultime latifoglie e i ciuffi di fiori profumati che crescono tra le pietre. Si arriva al bivio dal quale si stacca sulla sinistra, il sentiero verso i bivacchi Borghi e Martinotti. Seguendo le indicazioni si prende a destra verso i bivacchi Pol e Grappein. Si sale sulla sinistra orografica del torrente Valnontey che scende dal ghiacciaio della Tribolazione fino ad incontrare il ponte che permette di passare all'altra sponda. Prima di esso, a circa 2200 metri di quota si incontra un tratto della strada reale di caccia completamente distrutto dalle valanghe. Tra i sassi portati a valle dalla valanghe la flora alpina riempie gli occhi di un tripudio di colori. Dopo aver attraversato il ponte ci si dirige verso sud pressoché in piano, seguendo gli ometti, fino ad arrivare al guado su un affluente del torrente Valnontey. Si segue per un tratto il dorso di un cordone morenico poi il sentiero diventa sempre più ripido e sale lungo la cresta affilata di sassi e limi che separava il ghiacciaio della Tribolazione da quello del Grand Croux. A poco più di 2450 metri di quota inizia la parte alpinistica di questa escursione: il sentiero si interrompe ai piedi di un modesto salto di roccia che si supera con l'ausilio di tre gradini metallici ed una decina di metri di catena. Si riprende a salire lungo il sentiero che sale il dorso della morena fino ad arrivare ai piedi di alcuni roccioni dove piega a sinistra. Si attraversa un prato sospeso sull'abisso sottostante e punteggiato dalla ricca fioritura della rodiola rosa. Il margine inferiore del prato è a poco a poco eroso da alcune frane che cadono nella pietraia sottostante. A circa 2650 metri si passa a fianco di una barma, un incavo nella roccia che può offrire riparo in caso di maltempo. Sulla parete rocciosa a fianco si trova la prima indicazione per il bivacco Pol tracciata con vernice rossa. Si entra in un canalino con fondo coperto da una pietraia, lo si percorre per una ventina di metri in salita e poi se ne esce sulla destra con l'aiuto di due tratti di catena lunghi circa cinque metri. Si raggiunge il dosso che ne chiude il fianco destro: all'improvviso davanti agli occhi appare la lingua inferiore del ghiaccio della Tribolazione, rotta dai seracchi e quasi sospesa tra il cielo, che a questa quota appare quasi blu, e le rocce appena abbandonate dalla coltre glaciale. Le rocce sono ancora di un colore grigio sterile e solo in alcuni punti si tingono di rosso mattone a causa degli ossidi di ferro. Passerà qualche anno prima che vengano colonizzate dai licheni, quei vegetali frutto della simbiosi tra un fungo e un'alga che daranno loro quelle sfumature nere, gialle o rosse tipiche delle rocce di montagna. Dirigendosi verso sinistra si passa ai piedi di una parete rocciosa fino ad arrivare al passaggio più pericoloso dell'ascensione. È un tratto esposto e delicato coperto un tetto di rocce rotte. La catena che che ne facilitava il superamento è stata tranciata da una scarica di pietre. Sperando che i sassi instabili non scelgano i pochi minuti che occorrono per attraversare questa zona pericolosa per precipitare con una scarica mortale, si attraversa in tutta fretta la zona a rischio prendendo fiato un poco più in là. Ci si dirige sulla destra, pressoché in piano, si attraversa una zona di massi in precario equilibrio grazie ad una ventina di metri di catene poi si scende leggermente attraversando la base di un nevaio. In alto, sospesa contro il cielo, si vede un pezzo della lingua glaciale. Dopo aver attraversato un ruscelletto e si sale dall'altra parte del vallone seguendo i bolli gialli. Il primo tratto è su tracce di sentiero poi si arrampica tra rocce spaccate e zolle d'erba fino ad arrivare nelle splendido pianoro circondato dai ghiacci dove si trova il bivacco dedicato a Carlo Pol. Dal bivacco Pol, una costruzione a botte con quattro posti letto, si vedono verso nord tre cime che superano i quattromila metri di quota: il Grand Combin, il Monte Cervino che si trova esattamente sul prolungamento della Valnontey e alla sua destra tutto il massiccio del Monte Rosa. Dall'altra parte della valle si vede, appena percettibile ad occhio nudo, il puntino giallo del bivacco del Money. Si trova sulla verticale di un cordone morenico ben visible ad occhio nudo. Proseguendo in senso orario si vedono il ghiacciaio del Coupé de Money, il ghiacciaio del Money e quello del Grand Croux ai cui piedi sorge il bivacco Martinotti, rosso e ben visibile alla testata della Valnontey. Alle sue spalle è nato un lago glaciale che non è ancora segnato sulle carte, ha il caratteristico colore glauco dei laghi che nascono dai ghiacci: un verde grigio dovuto alla presenza di limo. Sulla destra, dall'altra parte del ferro di cavallo che cinge in alto il vallone si vede brillare sotto il sole il bivacco Grappein. È una costruzione a botte che dista solo una cinquantina di metri, all'interno vi sono nove posti letto con coperte e cuscini. Completano l'arredamento alcuni sgabelli e del pentolame. È dedicato alla memoria di Marcello Gérard perito scendendo dalla Torre di Lavina il 18 gennaio 1976 e Ettore Grappein caduto dalla vetta del Lyskamm orientale ultimando il corso di aspirante guida alpina il 19 settembre 1985. Alle sue spalle si vedono la Testa di Valnontey e la Testa della Tribolazione. Isolata da una coltre di ghiaccio, in lontananza, la Punta di Ceresole detta anche Pointe de la Lune. Dove finisce il ghiacciaio della Tribolazione che circonda i due bivacchi inizia il massiccio del Gran Paradiso, sulla destra staccata dalle altre cime la Becca di Montandayné.
Pericolo oggettivo: Elevati (numerosi i tratti esposti e soggetti a frane o scariche di pietre)