Un breve saggio, riccamente illustrato, per riflettere ed approfondire una tradizione plurisecolare della bassa Valle d'Aosta: 132 pagine che servono anche a consegnare alla storiografia ufficiale una chiave di lettura di una manifestazione comunitaria di religiosità che non ha eguali in questo scampolo di Alpi.
Un breve saggio, riccamente illustrato, per riflettere ed approfondire una tradizione plurisecolare della bassa Valle d'Aosta: 132 pagine che servono anche a consegnare alla storiografia ufficiale una chiave di lettura di una manifestazione comunitaria di religiosità che non ha eguali in questo scampolo di Alpi.
Il fulcro del lavoro è lo studio del paesaggio attraversato dai pellegrini che periodicamente si recano in massa da Fontainemore, nell'attuale Valle di Gressoney in provincia di Aosta, fino al santuario di Oropa, nel biellese, con una marcia in quota di circa 11 ore (ovviamente da ripetere al ritorno). Questo tema è stato oggetto di una tesi presso la Scuola di specializzazione in Storia, Analisi e valutazione dei beni architettonici e Ambientali del Politecnico di Torino da parte dell'architetto Tullio Galliano, che ora ne ripropone al pubblico una elaborazione.
Come prevedibile l'analisi paesaggistica non è scindibile dagli eventi che in esso si verificano e quindi è altrettanto importante apprendere che cos'è un pellegrinaggio, chi lo compie, quali sono i suoi momenti più significativi, scoprendo solo così le valenze simboliche di certe località. La storia è, come sempre, una delle lenti indispensabili per osservare la realtà attuale.
In questo caso l'approfondimento passa per una minuziosa catalogazione dei tipi di paesaggio attraverso i quali si snoda il cammino per Oropa, suddivisi in modo originale per "tipo di sguardo" che il pellegrino può rivolgere loro: uno sguardo “vicino”, cioè i vari tipi di tracciato che compongono il percorso; uno sguardo “lontano”, cioè i luoghi ad elevata valenza panoramica; ed infine le località riconducibili ad un processo di simbolizzazione religiosa.
Da non trascurare anche il breve saggio di Federico Fontana e Paolo Sorrenti: Il paesaggio del Sacro Monte di Oropa, che analizza la trasformazione del paesaggio non tanto a causa dell'accrescimento nei secoli del complesso monumentale connesso direttamente al santuario, quanto a tutto quell'insieme di cappelle (17 sulle 25 previste), che viene chiamato il Sacro Monte e su cui esse si adagiano con apparente casualità tra gli ultimi tratti della strada che sale da Biella ed una balza erbosa detta l'Oretto. Si tratta di una splendida testimonianza della devozione dei nostri padri, classificata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità, che però rischia di perdersi per sempre a causa dell'incuria e del vandalismo.
Chissà che una volta di più una maggiore conoscenza possa portare alla comprensione del reale significato e dell'importanza di un'opera altrimenti destinata a sicura decadenza.
Infine (ma in realtà si tratta del capitolo di apertura), non poteva mancare uno studio sui significati religiosi e comunitari del pellegrinaggio oggetto del volume: La processione di Fontainemore ad Oropa: i perché di una tradizione che continua, a cura di Chiara Minelli.
Mi preme sottolineare quel “di Fontainemore” e non come verrebbe da scrivere più istintivamente: “da Fontainemore”. In questo caso non è un percorso che si analizza, ma una comunità di fedeli: quelli che, malgrado il secolarismo dilagante anche nelle valli alpine, sanno ritrovarsi periodicamente, uniti in una testimonianza di grande significato personale e sociale. «Nella preparazione del pellegrinaggio è coinvolto l'intero paese: sono pochi coloro che si autoescludono dall'avvenimento e molti invece coloro che, di buon grado, accettano di assumere incarichi anche delicati, (...), responsabilità organizzative, impegni talvolta faticosi quali la pulizia dei sentieri, l'organizzazione dei soccorsi: tutte attività che non si esauriscono nelle due giornate della processione, ma che durano diversi mesi».
Il pellegrinaggio di una intera comunità parrocchiale, cui si associano molti paesani emigrati in zone anche lontane, ma presenti comunque all'appuntamento, e numerosi altri fedeli richiamati dal significato spirituale di questa devozione unica, costituisce un autentico valore da preservare. Intanto già è sopravvissuto con le sue sole forze a tempi poco propizi per questo genere di cose, e non è impresa da poco conto!
«Certamente Oropa è oggi un Santuario ricco, diverso e assai lontano dall'umile eremo dei tempi di Aymone di Challant; esso conserva comunque la sua spiritualità e può ancora rappresentare per gli uomini del nostro tempo “...un momento di sosta, una occasione per pensare” ».