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Frêney 1961

maurizio

A cura di:

Data: 21/11/2024
Scrive Erri de Luca nella prefazione: “Libri come questo fanno bene alla nostra narrativa. Perché raccontano sventure e avventure di esseri umani alle prese con l'immenso, espongono a nudo le nostre infime misure di creature contro l'antica grandezza del tentare. E' il nostro estremismo scritto nell'acqua delle cellule, che azzarda un nuovo pareggio, mai vittoria, con le più aspre avversità.” Scrive Erri de Luca nella prefazione: “Libri come questo fanno bene alla nostra narrativa. Perché raccontano sventure e avventure di esseri umani alle prese con l'immenso, espongono a nudo le nostre infime misure di creature contro l'antica grandezza del tentare. E' il nostro estremismo scritto nell'acqua delle cellule, che azzarda un nuovo pareggio, mai vittoria, con le più aspre avversità.” Frêney 1961 è la cronaca di una delle tragedie più “nazional-popolari” che l'alpinismo moderno abbia conosciuto, sia per via della popolarità di alcuni dei suoi protagonisti (Walter Bonatti e Pierre Mazeaud), sia per l'impatto mediatico che ha avuto, coincidendo di fatto con i primi passi del giornalismo televisivo sul campo. Una sorta di prima “tragedia in diretta”, anche se, dati i mezzi tecnici dell'epoca, tutto era affidato alla voce e all'interpretazione degli inviati, piuttosto che alle immagini impossibili da realizzare. E' la cronaca anche di un'enorme congiura della sfortuna, che non ha colpito “i soliti imprudenti”, ma due cordate di punta dell'alpinismo dell'epoca, che attaccavano l'ennesimo ultimo grande problema irrisolto: il pilastro centrale, detto del Frêney, sul versante italiano del Monte Bianco.