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Jean-Baptiste Cerlogne

maurizio

A cura di:

Data: 31/10/2002
Nato a Saint-Nicolas da una famiglia povera, dovette guadagnarsi da vivere fin dall'età infantile: infatti svolse le funzioni di pastore, com'era usuale ai tempi in ogni villaggio della Valle d'Aosta, ma a partire dagli undici anni fu aggregato ad un maestro spazzacamino ed in cerca di lavoro lo seguì fino a Marsiglia. In questa città passò al mestiere di garzone di cucina presso l'Hotel des Princes, fino al 1845, quando dovette rientrare al paese natale per rispondere alla chiamata alle armi. Partecipò dunque alla prima guerra d'Indipendenza, combattendo a Goito, Santa Lucia e Valeggio. Catturato dal nemico, fu condotto prigioniero in Austria. Nato a Saint-Nicolas da una famiglia povera, dovette guadagnarsi da vivere fin dall'età infantile: infatti svolse le funzioni di pastore, com'era usuale ai tempi in ogni villaggio della Valle d'Aosta, ma a partire dagli undici anni fu aggregato ad un maestro spazzacamino ed in cerca di lavoro lo seguì fino a Marsiglia. In questa città passò al mestiere di garzone di cucina presso l'Hotel des Princes, fino al 1845, quando dovette rientrare al paese natale per rispondere alla chiamata alle armi. Partecipò dunque alla prima guerra d'Indipendenza, combattendo a Goito, Santa Lucia e Valeggio. Catturato dal nemico, fu condotto prigioniero in Austria. Nel 1849, rientrato in Valle d'Aosta, fu assunto come cuoco presso il Seminario di Aosta, dove iniziò a scrivere delle poesie in francese. Su suggerimento del canonico Édouard Bérard si applicò alla realizzazione di un testo in patois avente come soggetto la parabola del figliol prodigo (1855). Fu una rivelazione per tutti, anche per lo stesso Cerlogne, che continuò con entusiasmo, senza peraltro tralasciare gli studi di teologia che aveva intrapreso grazie alla "sponsorizzazione" del vescovo, che al pari di tutti giudicava che quel cuoco avesse molto ingegno. Nel 1864 fu ordinato sacerdote e come tale inviato ad esercitare il ministero in diverse parrocchie. Non abbandonò mai, però, lo studio del patois valdostano, delle sue diverse sfaccettature, e si applicò a risolvere per primo il problema della sua grafia. Ne nacquero opere fondamentali in questo settore come la Petite grammaire du dialecte valdôtain (1893), il monumentale Dictionnaire du dialecte valdôtain (1908) e Le patois valdôtain - son origine littéraire et sa graphie (1909). Le sue ricerche etnografiche gli valsero l'interesse e la stima di diversi studiosi come il conte Costantino Nigra. Ma le sue opere letterarie non sono oggigiorno meno apprezzate: nella Vie du petit ramoneur ci racconta le sue esperienze di bimbo spazzacamino, mentre nelle Étapes de la vie de Jean-Baptiste Cerlogne (1902) troviamo la testimonianza di un combattente della prima guerra d'Indipendenza. Infine la poesia: è infatti su questo terreno che si è sviluppato tutto il talento dell'abbé Cerlogne. Oltre al già citato lavoro sul figliol prodigo, sono passati nella storia della letteratura "patoisante" composizioni come Merenda a Tzesalet!, la Bataille di vatse à Vertosan (1858) su cui lui stesso ebbe a dire "dopo aver letto attentamente questo poema si vedono ancora le mucche battersi". Ma la composizione che rivive ogni anno nei cuori dei valdostani è [[La Pastorala]] (1861), una filastrocca natalizia, che si canta durante la messa di Natale.