I fantasmi di Challant

0 votes
+
Vote up!
-
Vote down!
Ritratto di massimo
massimo
Autore: Laura Mancinelli
Anno di pubblicazione: 2004
Lingua: Italiano
Prezzo: 10.50€

 

E' una nuova inchiesta del capitano (a riposo) Florindo Flores, nato dalla penna sapiente di Laura Mancinelli. Questa volta il protagonista è alle prese con un omicidio misterioso avvenuto probabilmente nel XIII secolo. Il fatto che sia così lontano nel tempo e che non ci sia più nessun colpevole da arrestare, non significa che la storia non sia intrigante, anche se priva di vera e propria suspense.

Il capitano Flores è simpatico quanto basta, mentre molto più deboli appaiono i tratti degli altri personaggi. La storia inizia un po' tirata per i capelli a causa del comportamento della contessa Roxilda, incongruente ai limiti dell'inverosimile, ma in seguito, assuefatti a certe “stravaganze” e/o nonsenso, la vicenda si dipana con un perfetto intreccio di indizi, fino alla soluzione del caso. Su quest'ultimo terreno esce evidente la grande cultura dell'autrice, germanista di formazione, che mette a frutto le sue vaste conoscenze della filosofia e della letteratura medievale d'oltralpe ed ipotizza un intrigo perfetto tra eresia, amori e gelosie. Il tutto abilmente ricostruito con la maestria dell'insegnante appassionato della propria materia e la delicatezza ed i sottintesi del linguaggio antico.
Appare inoltre evidente un altro filone di interesse dell'autrice, messo a profitto nella realizzazione di questo breve giallo: essa si rivela molto attenta agli aspetti eno-gastronomici del territorio. L'azione si svolge sovente in Valle d'Aosta e la scrittrice, che vive a Torino, ama soffermarsi sui riti locali della tavola e sull'origine di quanto vi viene imbandito. Lo stesso dicasi per i retaggi di cultura sarda che il protagonista non manca di sciorinarci. Mi piace immaginare che la professoressa Mancinelli alterni le sue vacanze tra la vicina Valle d'Aosta, meta quanto meno di escursioni giornaliere, ed il mare della Sardegna, dove, oltre al sole ed all'acqua limpida, ha intelligentemente goduto e fatto tesoro anche della cultura gastronomica locale.
Se due appunti si vogliono fare a questo divertissement di una persona colta, possiamo sottolineare come nel capitolo ventitreesimo qualcosa non quadri nella direzione di marcia degli attori: partono da Torino per la Valle d'Aosta, giungono a Pont-Saint-Martin e poi inspiegabilmente si dirigono a Carema, nel Canavese, anche se tutto lascia intendere che in realtà si stiano inoltrando nella Vallée. Forse una semplice svista geografica, giustificabile con l'ansia di prodursi nell'elogio del vino di Carema, frutto di vitigni di nebbiolo, come (all'85%) il non distante, ma valdostanissimo, Donnas.
Infine sorrido nell'indicare l'ennesima vittima dei misteri della grafia dei toponimi valdostani: la lingua scritta differenzia il paese di Challand, che si scrive con la d finale, dalla nobile famiglia di Challant (con la t in fondo). Un insignificante dettaglio sfuggito anche al capitano Florindo Flores!